La storia di Marco Piagentini sarà questa sera al centro della prima puntata di Che ci faccio qui, il programma di Domenico Iannacone in onda dalle ore 23.15. La prima puntata parte da tre parole fondamentali nella storia di Marco: “Io sono vivo”. Il riferimento è a quanto accaduto a Viareggio il 29 giugno 2009 quando un treno carico di gpl deraglia per poi esplodere. In tutto le vittime furono 32 (con 17 ferite in maniera più o meno grave), tra cui anche la moglie e i due figli piccoli di Marco Piagentini, il quale si definisce ancora oggi “un miracolo vivente”. Marco è diventato negli anni il volto simbolo della strage di Viareggio ma soprattutto di chi non si arrende e combatte per avere giustizia, alla vigilia della Cassazione che si pronuncerà su quello che è stato definito come uno degli incidente ferroviari più gravi. Piagentini rimase in come per un mese e mezzo, poi trascorse altri sei mesi in camera sterile e fu sottoposto a svariati interventi chirurgici e dolorose medicazioni. Oggi è vivo ma continua ad essere un grande ustionato che in quella strage perse l’intera famiglia. Il suo miracolo consiste nell’essere riuscito a resistere a gravi ustioni di secondo e terzo grado sul 90% del corpo.
MARCO PIAGENTINI SOPRAVVISSUTO ALLA STRAGE DI VIAREGGIO
Marco Piagentini ha 41 anni ma si definisce “nato” due volte, la seconda proprio in quella notte drammatica di Viareggio del 2009. Con lui c’era la moglie Stefania, un anno più giocane, portata via insieme a Lorenzo, 2 anni e Luca, 4 anni e mezzo. Con loro anche Leonardo, oggi 9 anni e con ferite che appena ricorda. “Sembrerà strano ma io ho saputo che mi era rimasto soltanto Leonardo mentre ero in coma farmacologico. Quando mi sono svegliato vedevo gli occhi dei miei genitori che cercavano in modo disperato di farsi e farmi forza. Non potevano andare avanti a lungo senza dirmi cos’era successo e così un giorno è stato mio cognato ad affrontare la questione”, ha raccontato Marco in una toccante intervista al Corriere della Sera. Stefania ed i suoi bambini morirono nell’incidente ferroviario: “Però per me non è stata una sorpresa. Lo sapevo già, non c’era bisogno delle parole. Non saprei come spiegarlo ma in qualche modo dal coma l’avevo percepito. Avevo la sensazione fortissima di sentire la voce di Leonardo, ma soltanto la sua, gli altri no, nemmeno un lamento”, ha ricordato. Mentre era in coma, ha spiegato, aveva spesso incubi e “Leonardo era una presenza positiva, l’unica. Gli altri erano assenti, non li ho mai nemmeno sognati”. Un caso strano dal momento che quella sera, quando i medici lo indussero al coma, Marco pensò di aver perso solo Leonardo. “Vedo Stefania come fosse qui, adesso. La vedo in piedi sul marciapiede davanti a casa nostra, con Lorenzo fra le braccia. E rivedo Luca nella macchina dove io l’avevo messo credendolo più al sicuro”, ha rammentato. Poi il treno che deraglia, l’odore forte del gas e quello che tutto fosse finito: “Non immaginavo proprio che il fuoco potesse prendersi Stefania e Lorenzo o raggiungere la macchina dove dormiva Luca”.