“Dopo essersi fatto male voleva andarsene, per fortuna andai a prenderlo un’ora prima. Lo vidi in quello stato. Una sera guardavamo una fiction e riconobbe dei personaggi che avevano il suo stesso problema. Quella è stata la sua forza”, racconta papà Roberto. La Venier racconta la grande rivincita di Marco, che oggi è un campione perché ha fatto record nei 50 metri stile libero. Marco entra finalmente in studio e si racconta, dicendo di aver perdonato i compagni che lo avevano bullizzato ai tempi della scuola. “Io devo ringraziare Raoul Bova perché mi ha dato una grande ispirazione. Mi ha dato coraggio e forza, mi ha cambiato la vita. Cinque anni di nuoto non si scordano”. Bova, che nella fiction a cui faceva riferimento Marco interpretava il ruolo di un allenatore di nuoto, ha un messaggio per il suo fan: “Io sto lavorando ma li hai una porta. Se la attraversi…”. Marco attraversa la porta e incontra Raoul Bova, che indossa i panni di trainer. Marco è entusiasta: “Potremmo guardarci le partite insieme come fossimo fratelli. Grazie a te Raoul adesso sto bene”. Bova: “Per me la più grande vittoria sei tu, il messaggio di quella fiction. Io spero che qualcuno ti dia la possibilità di fare la terza stagione”. Marco è emozionatissimo: “Aver incontrato Raoul Bova è il mio regalo di Natale”.
Marco a La Porta dei Sogni, ragazzo bullizzato diventato campione di nuoto
A La Porta dei Sogni, Roberto racconta la storia di suo figlio Marco: “Quando aveva due anni e mezzo ci siamo accorti che c’era qualcosa che non andava. Abbiamo visto atteggiamenti poco consoni. Stava bene da solo, non guardava nessuno”. Il padre Roberto è emozionato nel raccontare la storia di suo figlio Marco: “Quando Marco dorme noto aspetti di lui difficilmente visibili quando è sveglio. E’ uno che abbraccia tutti di continuo, ha parole stupende per tutti. E’ una persona che dà tanto affetto”. Interviene la madre che racconta un aneddoto molto amaro riguardante l’adolescenza del figlio: “A dieci anni ad una festa era in lacrime, seduto da solo, voleva solo andare via”. Marco era stato bullizzato dai compagni di scuola, come spiega il padre: “Per me è una ferita che non si è mai chiusa. I compagni, a quella festa, lo stavano bullizzando: erano tutti d’accordo nel deriderlo, nel fargli fare le capriole sul pavimento sporco, lo hanno preso a calci e gli hanno sputato addosso. Lui rideva, pensava di fare una cosa bella nel far ridere gli amici”.