Marco Ricotti, professore di Impianti nucleari al Politecnico di Milano, in una intervista a Il Giornale, ha parlato del futuro del settore dopo la Cop 28. “L’obiettivo è triplicare la potenza nucleare entro il 2050. Non so se si potrà arrivare a questo, ma qualcosa finalmente si muove”, ha affermato. L’Italia tuttavia è ancora molto indietro. “Il primo passo è capire che si tratta di un problema globale. Prima di discutere cosa fare qui, ci si deve agganciare subito a quello che sta partendo in Europa. Le nostre aziende sono pronte ad affrontare la sfida”.
Paesi come la Cina, la Russia e la Corea del Sud lavorano su questo da moltissimo tempo, ma anche l’Europa adesso può entrare in gioco. Lo dimostra il fatto che alcuni Stati siano già pronti per costruire le loro centrali. “Nuove strutture stanno per nascere in Francia, Belgio, Svezia, Finlandia e Slovacchia. Se l’Italia si aggancia ora vedremo gli effetti positivi già nei prossimi anni. Poi dal 2030 potremmo essere pronti anche noi”, queste le tempistiche secondo l’esperto.
Marco Ricotti: “Italia pronta al nucleare, dal 2030 potremmo avere centrali”. Le paure
In molti, tuttavia, sono ancora scettici su potenziali investimenti dell’Italia sull’energia nucleare. In particolare per i rischi di un disastro. “Oggi siamo alla terza generazione di reattori, ce ne sono 58 del mondo in arrivo. Poi nel 2030 si pensa saranno a disposizione le tecnologie per piccoli reattori modulari e nel 2040 saranno pronti quelli di quarta generazione. La cosa più semplice da dire è che se a Chernobyl o a Fukushima avessimo avuto un reattore di questo tipo, non si sarebbero verificati quegli eventi catastrofici radioattivi”, ha rassicurato il professor Marco Ricotti.
E sulle scorie: “Il vero problema è la mancanza di una spinta politica decisa per la realizzazione di un deposito nazionale. Parliamo di strutture molto più sicure di una centrale e che non perturbano l’ambiente. In Francia lo hanno realizzato nello Champagne e mi sembra che abbiamo continuato a brindare serenamente”, ha concluso.