Marco Risi e il rapporto con il padre Dino nella lunga intervista ai microfoni del Corriere della Sera. Rari gesti di affetto, ha ricordato il regista, incantato dal rito della barba: “Io entro nel bagno, lui è lì. Come ne I mostri, la scena con Ugo Tognazzi e il figlio di fronte allo specchio. Ricordo (mima con volto e mani) che con il pennello si insaponava. Serrando le labbra diventava tutto bianco. Poi le liberava. Non erano intaccate dal sapone. Riappariva la bocca. Mi piaceva quella magia”.



Dino poteva essere crudele, ha proseguito Marco Risi: “Abitavamo sulla Cassia, avevo tredici anni. Disse qualcosa che ferì mia madre. Lei si alzò da tavola, corse via. Di solito eravamo tre italiani contro la svizzerotta. Lì, invece, andai da lei, rimproverando intimamente mio padre. Mi colpì vederla quasi in ginocchio contro il comò, in lacrime. Mi aspettavo che papà facesse qualcosa, ma lui sapeva che tutto si sarebbe risolto presto. In questo era cinico”. Ma sotto la scorza aveva una sua delicatezza e fragilità, ha aggiunto.



L’intervista a Marco Risi sul padre Dino

Nel corso del dialogo con il Corriere, Marco Risi è tornato sul no di Sordi al padre Dino: “Sì: “Faccio tutto io, me faccio un culo così, poi er merito se lo pija quell’artro”. Dopo si è pentito. È un film profetico, segna un’epoca: la fine della ricostruzione, delle Vespe, delle Lambrette, dell’Italia felice, la fine dell’innocenza, il via all’Italia della sopraffazione, della furbizia”. Sul lavoro era duro, gli esempi non mancano: “Sono stato una settimana sul set di Profumo di donna. Giravamo su una terrazza napoletana. Una delle ragazze che giocavano a mosca cieca con Gassman — nel film un capitano non vedente — non era spigliata. L’ha insultata tanto che osai: “Be’, papà, basta, stai esagerando”. Gassman, che a un tavolo scriveva il suo Kean, alzò lo sguardo come pensando: “Ahia, questa forse non la doveva dire”. Invece mio padre capì”.

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