CHI È E COSA FARÀ MARCO RUBIO COME NUOVO SEGRETARIO DI STATO USA: LA SCELTA FORTE DI TRUMP AGLI ESTERI

Se nel 2016 avessero detto che Marco Rubio sarebbe stata “l’anima” di Trump in politica estera nessuno vi avrebbe creduto, e invece dopo 8 anni la “svolta” moderata del nuovo Presidente Usa vede lanciare nel ruolo di Segretario di Stato americano proprio il senatore nato a Miami da genitori immigrati cubani. Rubio dopo aver sfidato apertamente Donald Trump nelle Primarie Repubblicane del 2016, con distanza siderale su temi e modalità di fare politica, si è lentamente riavvicinato al Presidente fino a divenire durante l’amministrazione Trump l’eminenza grigia dei rapporti con l’America Latina.



Ed è proprio rivolto a quel mondo, decisivo alle urne con una valanga di voti “latini” per Donald Trump, che guarda il GOP nell’affidare a Marco Rubio il ruolo strategico di Ministro degli Esteri americano: manca ormai solo la conferma, ma tutti i media americani si dicono concordi nelle fonti vicine al tycoon per la nomina di Rubio. Eletto senatore in Florida nel 2010, il prossimo Segretario di Stato è rimasto punto di riferimento del Tea Party, una frangia moderata della destra repubblicana, fino allo scontro diretto contro Trump nel 2016. Nonostante la distanza forte con il tycoon, Rubio è stato il primo ad annunciare l’appoggio per “The Donald” dopo la vittoria nei caucus dell’Iowa: da allora il rapporto si è fatto via via più stretto tra i due, fino a rappresentare oggi la modalità energica di una geopolitica incentrata contro i nemici storici degli Stati Uniti. Dalla Cina alla Russia, passando per l’Iran e le nazioni latine dove domina ancora il “peronismo” (dal Venezuela alla Bolivia).



Marco Rubio ritiene come Trump che la guerra in Ucraina debba arrivare ad una fine quanto prima, mettendo in dubbio il continuare a foraggiare lo sforzo bellico di Kiev: di contro, su Israele resta incrollabile il sostegno, così come sarà fondamentale nel rapporto con gli Stati confinanti latini per impostare la politica anti-immigrati clandestini voluta dal Partito Repubblicano (un altro dei temi chiave della vittoria di Trump contro Kamala Harris). Ma è soprattutto, il nuovo Segretario di Stato, un convinto oppositore dell’espansionismo cinese a livello globale: Marco Rubio non a caso è una delle poche personalità politiche americane ad aver subito sanzioni dal regime comunista di Pechino, dopo che da anni il senatore repubblicano invita gli Stati Uniti a reagire attivamente alla potenza asiatica, tanto economica quanto geopolitica. Rubio è tutt’altro che incline ad accettare l’influenza cinese sui vari campi internazionali e con lui Trump manda come un messaggio detonante a Xi Jinping, una sorta di “guanto di sfida”.



LA SQUADRA DEL GOVERNO TRUMP SI ALLARGA: DOPO RUBIO ANCHE MIKE WALZ E KRISTI NOEM. REBUS SEGGI ALLA CAMERA

L’impossibilitò di Marco Rubio di potersi recare in Cina per via delle sanzioni ricevute nel 2020 per il deciso schierarsi a favore della libertà di Hong Kong potrebbe rappresentare un problema nel dialogo diplomatico con l’omologo Wang Yi: resta dunque capire come si evolverà il dossier probabilmente più importante di tutti per l’amministrazione Trump che va ad aprirsi da gennaio 2025. Una squadra di Governo, quella costruita passo dopo passo dal Presidente eletto, che si allarga ogni giorno di più: dopo la nomina di Susan Wiles a capo dello staff alla Casa Bianca ed Elise Stefanik ambasciatrice Usa all’ONU, ieri è stata la volta di Tom Homan come “zar della frontiera” responsabile delle politiche di immigrazione, e pure Stephen Miller nominato direttore dell’Immigration and Customs Enforcement (ICE).

Marco Rubio Segretario di Stato, primo latino della storia americana in quel ruolo, è una delle pedine più importanti, così come non in secondo piano sarà Mike Walz dato come ormai quasi sicuro consigliere alla sicurezza nazionale (fonti CNN). Dopo un incontro segreto con Trump a Mar-a-Lago, il potenziale nuovo Ministro repubblicano è un fervente supporter del MAGA, anti-NATO e anti-Cina e fungerà da “cane da guardia” della politica trumpiana per la sicurezza nazionale. Verso la Difesa al Pentagono Trump starebbe pensando ad una figura meno “forte” e più “yes-man” in modo da evitare i 4 cambi avvenuti durante la sua prima Presidenza. Nuova nomina giunta in queste ore è invece quella – riportata dai media Usa – della senatrice del South Dakota Kristi Noem, designata verso il Dipartimento per la Sicurezza Interna, in sostanza il Ministro dell’Interno: divenuta famosa per aver sparato al suo cane anni fa, Noem sarebbe alla guida delle agenzie sulla protezione dall’immigrazione clandestina. Con le nomine di Stefanik e Walz si apre un piccolo rebus sui numeri dei seggi alla Camera: essendo già molto risicata la maggioranza repubblicana, se fossero confermati i due nuovi Ministri bisognerebbe procedere con elezioni suppletive dove il GOP resta favorito ma dove il Partito Democratico potrebbe puntare tutto per rendere più complessa la gestione del Congresso.