Secondo l’avvocato Marco Scialdone, docente all’Università Europea di Roma, “la legge copyright è scritta a favore dei grandi editori e contro qualcun altro“. Intervistato da Formiche.net, Scialdone ha mostrato perplessità sullo schema di decreto legislativo che dovrà recepire in Italia la direttiva Copyright, approvata nel 2019, che ha ricevuto il via libera dal Consiglio dei ministri. Il testo punta ad armonizzare il mercato digitale unico dell’Ue tutelando le opere editoriali utilizzate dalle piattaforme. In caso di mancato accordo tra editori e Over the Top come Google o Facebook, prevede l’intervento dell’AgCom per stabilire un equo compenso. Questa procedura, però, non sarebbe prevista nella direttiva Ue. Proprio l’Unione europea aveva aperto una procedura d’infrazione contro l’Italia e altri Paesi per il ritardo nell’adozione del testo.



Marco Scialdone, membro del Comitato consultivo permanente italiano per i diritti d’autore, spiega che “ci era stata sottoposta una norma completamente diversa da quella approvata oggi, quindi mi chiedo come mai sia stato fornito al Comitato (che è organo consultivo tecnico e ha espresso un parere formale) un testo che non si aveva alcuna intenzione di portare avanti in quella formulazione. È molto singolare che non ci sia stato alcun dibattito né supervisione tecnica. Soprattutto perché è un unicum in Europa e ha davvero poco a che fare con il testo della direttiva. Così, ci saranno per esempio due sistemi molto diversi in Italia e in Germania. L’opposto di quanto previsto dall’Unione europea con questa direttiva che mirava a favorire il mercato unico digitale“.



Sulla direttiva copyright Marco Scialdone dice che l’Italia rischia un richiamo

La legge sul copyright presenta dei rischi, spiega Scialdone a Formiche.net e l’intervento del Parlamento potrà fare ben poco per cambiare il testo: “La maggioranza mi pare orientata a non discutere quello che arriva dal governo, salvo alcune battaglie legate all’identità dei partiti. C’è il rischio – dice – che vengano coinvolte sia la Corte costituzionale, per l’eccesso di delega, sia la Corte di Giustizia dell’Unione europea, per violazione del diritto comunitario. È difficile non riscontrare un eccesso di regolazione rispetto a quanto deciso a Bruxelles“.



Scialdone spiega che il testo è vago: “Immagino che ci saranno molti player che non si sentiranno tutelati visto che si parla di ‘storicità, posizionamento nel mercato’, concetti molto vaghi e che favoriscono gli editori già consolidati. Leggendo lo schema di decreto si capisce che non è una norma che punta a un’applicazione generale ma è scritta a favore di qualcuno e contro qualcun altro“.