Dopo 4 anni, 909 giorni di carcere e tre processi Marco Sorbara è stato scagionato totalmente dalle infamanti accuse dell’essere colluso con la mafia: “Erano le 3:15 del mattino – ha raccontato la vittima di malagiustizia, ospite oggi a I Fatti Vostri – erano i carabinieri ed ho pensato ad un incidente dei miei fratelli. Ho aperto la porta e mi dissero che erano lì per me. Mi son guardato attorno pensando fosse uno scherzo. Poi mi son reso conto che non lo era, mi hanno presto cellulari, documenti e computer… è un qualcosa che non ti appartiene proprio. Poi mi hanno preso, mi hanno portato in garage, in cantina, in ufficio e poi in caserma ed ero frastornato. Ti sembra di vivere all’interno di un film. Poi ad un certo punto chiesi se potevo andare a casa e mi dissero che dovevo andare in carcere a Biella”.



Marco Sorbara ha proseguito: “Ero accusato di concorso esterno in associazione mafiosa ‘ndrangheta, un’accusa infamante”. In carcere Marco ha pensato di farla finita: “Sono stato 30 giorni senza vedere mamma e fratelli, avevo 10 minuti di telefonata alla settimana. Ho perso 25 kg, continuavano a rigettare l’istanza di scarcerazione. Ad un certo punto ho preso dei fili da una coperta, ho fatto il laccio, ho iniziato a pensare che con questa accusa non mi avrebbe più voluto vedere nessuno. Ho pensato di farla finita… ho pregato tantissimo dentro. Poi però ho deciso di combattere perchè ero innocente”. Poi arrivò il primo grado del processo: “Sono innocente, quel giorno aspetti la sentenza facendo mille progetti ma ti dicono 10 anni di carcere e 500mila euro di risarcimento”.



MARCO SORBARA, IL FRATELLO SANDRO: “NESSUNO GLI RESTITUIRA’ QUANTO TOLTOGLI”

Sandro Sorbara, fratello avvocato del fratello Marco, ha raggiunto lo studio de I Fatti Vostri: “Sono sempre stato convinto della sua innocenza. Siamo cresciuti con i valori di onestà e rispetto. Ad un certo punto di botto è arrivato qualcosa che per noi era impensabile. Le accuse sono fantasiose: si accusava di aver avuto un colloquio con un presunto affiliato di ‘ndrangheta per chiedere protezione di una persona a cui lui pignorava lo stipendio. Appena ho visto l’accusa ho capito che non vi era nulla. Abbiamo letto 80mila pagine, 42 falconi, intercettazioni buttate lì come prova solida. In Appello ho preparato 3 ore di arringa smontando tutta l’accusa”.



Fortunatamente la Cassazione ha confermato l’innocenza di Marco Sorbara dopo 909 giorni di misura cautelare: “Cosa ho fatto come prima cosa? – ha raccontato l’uomo ingiustamente accusato – ho preso un cappuccino e poi ho preso una pizza. Di notte mi sento ancora addosso l’odore del carcere”. Sul risarcimento: “Lo prevede la legge – ha concluso l’avvocato – lui era proiettato verso una carriera politica. Il risarcimento non potrà mai restituire quanto subito”.