Anche Marco Tardelli sarà ospite di Non mollare mai – Storie tricolori: ex centrocampista e poi allenatore, una lunga carriera alle spalle ma anche uno dei più forti simboli del nostro calcio per quell’esultanza che è diventata un’icona, un’immagine capace di racchiudere in un fotogramma tutta un’epopea che è quella del Mondiale 1982, il nostro terzo trionfo iridato. In quella corsa a braccia protese in avanti, pugni mostrati e l’urlo celeberrimo c’è tutto: la rinascita dopo una prima fase decisamente negativa, le polemiche spazzate via, l’Italia che si erge sopra tutto – e infatti, insieme all’urlo di Tardelli nell’immaginario collettivo è entrata l’esultanza dell’allora presidente Sandro Pertini, in tribuna d’onore. Sarebbe però riduttivo definire il centrocampista toscano solo per quel gol: le nuove generazioni magari lo associano al momento della seconda rete alla Germania Ovest nel tempio del Santiago Bernabeu, ma Tardelli è stato per 10 anni una delle colonne della Juventus che ha vinto tutto sotto la guida di Giovanni Trapattoni, centrocampista completo che sapeva essere difensivo ma proiettarsi nell’area avversaria alla ricerca della rete. In bianconero saranno 52 gol in 379 partite: un Claudio Marchisio ante litteram, e infatti spesso il Principino è stato associato al suo predecessore.
MARCO TARDELLI, CARRIERA E BACHECA
Nella bacheca di Marco Tardelli ci sono 5 scudetti, due Coppe Italia e poi Coppa dei Campioni, Coppa Uefa, Coppa delle Coppe e Supercoppa Europea: tutti successi ottenuti appunto con la Juventus, e non è certo un caso che l’Italia vincitrice al Mundial spagnolo fosse una forte emanazione bianconera (presenti anche Zoff, Gentile, Scirea, Cabrini e Paolo Rossi). In seguito Tardelli ha disputato due stagioni con l’Inter, ritrovando Trapattoni che però doveva ancora costruire la squadra dei record; la chiusura nel San Gallo, prima di intraprendere una carriera da allenatore e dirigente. Alla Juventus sarebbe tornato per un breve periodo, all’interno del CdA di una squadra mandata in Serie B; il legame con il Trap lo avrebbe portato a seguirlo sulla panchina dell’Irlanda come vice, mentre i successi come tecnico sono la promozione in Serie B con il Como e, soprattutto, l’Europeo Under 21 conquistato con l’Italia. Subito dopo fu chiamato ad allenare l’Inter, che dopo una sola giornata di campionato aveva dato il benservito a Marcello Lippi: purtroppo in questa veste è entrato nella storia dalla porta sbagliata, perdendo 6-0 il famoso derby del maggio 2001. In quella classifica sarebbe comunque arrivato davanti al Milan: una ben magra consolazione.