Marco Tardelli, come sappiamo, è candidato alla presidenza dell’Aic: potrebbe succedere a Damiano Tommasi come guida dell’Associazione Calciatori, e intanto in una lunga intervista alla Gazzetta dello Sport ha espresso qualche opinione circa la ripartenza del calcio in Italia. La Serie A – presumibilmente insieme alla Serie B – vedrà la luce il prossimo 20 giugno; secondo Tardelli però ci sono tanti dubbi che accompagnano questa ripartenza, a cominciare dall’applicazione del protocollo per poi passare al destino della Serie C (l’ex centrocampista cita anche il torneo cadetto, su questo appunto si vedrà a breve) e la domanda sulle prescrizioni sanitarie che nelle leghe minori potrebbero non essere applicate come nel massimo campionato. Ad ogni modo “si sta facendo tutto il possibile perché i giocatori siano costantemente controllati, protetti, in sicurezza”. Altro tema è quello dei troppi litigi per questa ripresa, “ognuno ha cercato di coltivare il proprio orticello e alla gente questo ha dato molto fastidio”.
Tardelli ha poi parlato di come i calciatori si siano divisi sulla ripresa (e non solo loro, anche i tifosi): alcuni avrebbero voluto ricominciare e altri no, si è creata dunque un po’ di confusione e, soprattutto, in Serie A si è andati per conto proprio. Da candidato alla presidenza Aic, l’ex centrocampista dice che avrebbe provato ad aiutare tutti a partire dalla base, cercando risorse interne al mondo del calcio e senza ricorrere alla cassa integrazione. Per esempio, nel concreto, parte degli stipendi sospesi avrebbero potuto essere destinati ai giocatori dei Dilettanti o della Serie C. “Questo mondo non è pronto a stare in piedi da solo, ha bisogno di diventare sostenibile”. Da cui la necessità di riformare tutto il mondo del calcio, di modo che a tutti i livelli si sia davvero tutelato. Rispetto al calcio di oggi, che stiamo vedendo in Bundesliga, Marco Tardelli lo associa alla PlayStation: parla di tensione, durezza e aggressività che sono diverse.
MARCO TARDELLI E LA RIPARTENZA
In Italia presumibilmente sarà così inizialmente, anche perché appunto non tutti i calciatori erano concordi nel riprendere a giocare dopo il Coronavirus; poi potrebbe sparire qualche remora, magari anche le polemiche nei confronti degli arbitri. Anche se, come dice Tardelli, i toni aggressivi sono particolarmente vivi fuori dal campo nelle opinioni scritte o orali e non tanto sul terreno di gioco. Riguardo il calendario stringato, che prevede 12 giornate e mezza nello spazio di 40 giorni, l’ex centrocampista dice che essendo in emergenza è necessario fare un sacrificio; sugli orari, per i quali l’Aic ha già protestato, sostiene che non sia un problema visto che si fa negli altri campionati e che in certe edizioni di Europei e Mondiali (soprattutto Usa 1994) non si sarebbe dovuto giocare. Le cinque sostituzioni? Troppe in assoluto, giuste adesso perché i giocatori potrebbero trovarsi in difficoltà fisica.
L’ultima analisi di Tardelli sulla ripresa del campionato di Serie A, e in generale del calcio in Italia, riguarda l’eventualità che il campionato non si concluda: nessuna variazione sul tema, la cosa migliore sarebbe quella di assegnare scudetto e piazzamenti sulla base di una classifica che coincida con le partite effettivamente giocate. Nessun algoritmo dunque: l’ex centrocampista ammette di essere stato divertito dall’ipotesi ma che “mi è sembrato più che altro un annuncio ad effetto, la ricerca di un colpo a sorpresa”. Ipotesi che non gli piace, come quella che porterebbe a giocare playoff e playout; tuttavia, qualora fosse necessario, se ne potrebbe anche discutere.