Il prossimo febbraio 2020 con la sentenza della Cassazione sull’omicidio di Marco Vannini si chiuderà un importante capitolo giudiziario attorno al caso che vede protagonista il giovane 20enne di Cerveteri, ucciso la notte tra il 17 e 18 maggio 2015 in casa della fidanzata Martina Ciontoli a Ladispoli. La trasmissione Quarto Grado torna ad occuparsene nel tentativo di fare finalmente luce sulla vicenda che, ad oggi, vede ancora numerosi coni d’ombra. Da qualche tempo si parla di un fascicolo in procura a Civitavecchia che farebbe riferimento ad un nuovo presunto reato per Antonio Ciontoli, il capofamiglia nonché il solo ad essersi addossato la responsabilità del delitto. Un fascicolo che tuttavia farebbe riferimento ad un caso ben differente da quello dell’omicidio di Marco e che riguarderebbe piuttosto una presunta rapina estorsione a scapito di una prostituta. Ma ombre sono emerse anche attorno ad altre due figure, ovvero l’allora comandante della caserma Roberto Izzo e il brigadiere Amadori. Entrambi, come rivelato nell’ultima puntata di Chi l’ha visto, si sarebbero resi protagonisti di una conversazione choc in caserma e che potrebbe ora aprire un nuovo filone d’inchiesta, come riferisce Corriere.it. Di quella conversazione esiste infatti un audio in cui i due militari parlano di un caso di tentato suicidio e della violenza di un padre sulla figlia. Una storia delicata ma di cui parlavano usando questi toni: “Speriamo che muore la figlia. E a lui lo arrestiamo e così abbiamo risolto i nostri problemi”, diceva Izzo. “Parliamo la stessa lingua”, replicava il collega.



OMICIDIO MARCO VANNINI, PARLA L’AVVOCATO GNAZI

Proprio Roberto Izzo fu tirato in ballo dal supertestimone Davide Vannicola che, interpellato prima da Le Iene e poi dai pm lo accusò di aver coperto Antonio Ciontoli nell’ambito dell’omicidio di Marco Vannini. A suo dire, sarebbe stato il figlio Federico e non Antonio a sparare al giovane bagnino ventenne. Sul conto di Izzo era stata aperta un’indagine ma, notizia di pochi giorni fa, la procura ha deciso di archiviare tutto. A commentare la decisione della procura di Civitavecchia, è stato l’avvocato Celestino Gnazi, legale difensore della famiglia di Marco Vannini, il quale, come riferisce BaraondaNews, ha asserito: “A distanza di cinque anni i colpevoli sono a spasso, mentre Marco non c’è più”. Il legale ha proseguito, “In un modo o nell’altro siamo la parte lesa. Le vittime sono sempre i genitori”, facendo riferimento a mamma Marina e papà Valerio che da anni si battono per avere giustizia. Dopo l’archiviazione della posizione di Izzo, di una cosa l’avvocato Gnazi è certo: “Tutte queste azioni vanno a disturbare il processo. Ci danneggiano”. L’attenzione della famiglia Vannini, dunque, ora è tutta concentrata sul processo di terzo grado che si celebrerà il prossimo 7 febbraio, quando toccherà alla Cassazione decidere se accogliere o meno il ricorso avanzato dai genitori di Marco contro la sentenza d’Appello che condannò Antonio Ciontoli ad appena 5 anni per omicidio colposo.

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