L’omicidio del giovane Marco Vannini torna stasera al centro della nuova puntata di Chi l’ha visto, alla luce delle ultime novità emerse. Il caso resta ancora avvolto nel giallo in merito alla dinamica dell’accaduto nonché ai tanti interrogativi ancora aperti rispetto al vero autore del delitto. Fu Antonio Ciontoli, come ha sempre ammesso, a esplodere il colpo di arma da fuoco poi rivelatosi mortale la notte tra il 17 ed il 18 maggio 2015, mentre Marco era nudo, nel bagno della sua abitazione? Oppure fu il figlio Federico, sempre coperto dal padre e dal resto della famiglia? Interrogativi, questi, ai quali ora la procura di Civitavecchia sta cercando di rispondere. Nelle passate ore, infatti, come evidenziato da Il Messaggero, Roberto Izzo, ex comandante dei carabinieri di Ladispoli, è stato ascoltato nell’ambito di un interrogatorio in procura, alla presenza del suo avvocato, del procuratore capo e del pm titolare del fascicolo per la durata di tre ore. Il militare avrebbe ripercorso le principali fasi di quanto accadde la sera del 17 maggio di quattro anni fa al cospetto degli inquirenti. Izzo, ricordiamolo, risulta indagato per favoreggiamento e falsa testimonianza dopo le rivelazioni rese prima ai media e successivamente confermate anche ai magistrati, dell’amico Davide Vannicola, dalle cui parole è nata la seconda indagine sul caso.
OMICIDIO MARCO VANNINI: ROBERTO IZZO ASCOLTATO IN PROCURA PER ORE
Per i genitori di Marco Vannini non ci sarebbero dubbi: “per me sono tutti colpevoli”. A riferirlo ai microfoni di Chi l’ha visto, proprio Marina Conte, mamma di Marco Vannini, la quale da anni chiede che sia fatto piena chiarezza su quanto accaduto all’amato figlio. Le rivelazioni di Davide Vannicola, commerciante, potrebbero contribuire finalmente a giungere alla verità sul delitto del ragazzo di Cerveteri. Secondo le sue parole, Izzo gli avrebbe confidato che non sarebbe stato Antonio Ciontoli, sottoufficiale della Marina e inquadrato nei servizi segreti a sparare bensì il figlio Federico. E ci sarebbe anche una telefonata raccontatagli da Izzo e che avrebbe ricevuto da Ciontoli padre, nella quale il comandante dei carabinieri all’epoca in servizio a Ladispoli avrebbe consigliato all’uomo di prendersi lui tutta la colpa. Dopo queste parole la procura ha necessariamente dovuto fare chiarezza anche sulla veridicità delle rivelazioni di Vannicola che, se smentite dagli inquirenti, potrebbe essere lui a finire nei guai. A tal fine il pm avrebbe già sentito anche la compagna di Vannicola, la ex moglie di Izzo e i suoi più stretti conoscenti, tre carabinieri in servizio la sera dell’omicidio. Tra loro c’è anche il brigadiere Manlio Amadori spinto anche dal ministro alla Difesa, Elisabetta Trenta, a rivolgersi all’autorità giudiziaria.