La madre di Marco Vannini: “Aprile era il mese più bello dell’anno, adesso è il più doloroso”
Sono trascorsi 9 anni dall’omicidio di Marco Vannini, ucciso con un colpo di pistola a casa dell’allora fidanzata Martina Ciontoli a Ladispoli la notte tra il 17 e il 18 maggio 2015. Oggi il giovane avrebbe 29 anni e la madre Marina Conte, segnata dal dramma che ha distrutto la sua famiglia, ha ripercorso il terribile lutto attraverso i microfoni del settimanale Giallo sottolineando che senza il loro unico figlio non c’è più nulla da festeggiare.
Un dolore tanto grande quanto sconvolgente è stata la morte di Marco Vannini, secondo la ricostruzione vittima di un colpo esploso dall’arma impugnata dal suocero. Il primo grado di giudizio a carico di Antonio Ciontoli, padre di Martina, si concluse con una condanna a 14 anni di carcere per omicidio volontario. 3 anni alla moglie Maria Pezzillo e ai figli, Federico e Martina Ciontoli per omicidio colposo. In appello, pena ridotta per Antonio Ciontoli, da 14 a 5 anni, con reato derubricato da omicidio volontario a colposo, e confermate le condanne agli altri imputati.
Al settimanale Giallo, Marina Conte ha ricordato il figlio Marco Vannini in occasione del 29° compleanno, l’8 aprile, l’ennesimo senza l’unico figlio ucciso a Ladispoli ormai 9 anni fa. Una ricorrenza segnata da una tragedia e da una sofferenza indelebili, come la stessa Marina Conte ha sottolineato: “Aprile era il mese più bello dell’anno, adesso è il più doloroso“. “Come ogni anno – ha dichiarato la madre del giovane – preparerò la torta alle mele, la preferita di Marco. Spegneremo le candeline come se nostro figlio fosse ancora qui con noi. Sarà un giorno triste, come tutti quelli passati senza di lui“. “Da parte dei Ciontoli mai un pentimento, da nessuno di loro. In sei anni di processo non hanno mai detto una parola su nostro figlio, ma solo su di loro dicendosi ‘perseguitati’“, aveva affermato Marina Conte in tv dopo le condanne a carico della famiglia Ciontoli.
Marco Vannini è stato ucciso a 20 anni, nella notte tra il 17 e il 18 maggio 2015, a casa dell’allora fidanzata Martina. Secondo la ricostruzione processuale, sarebbe stato trasportato all’ospedale dopo 110 minuti di agonia e nessuno dei presenti in quella villetta parlò di un colpo di pistola ai soccorritori. La richiesta tardiva al 118 e le omissioni sulla reale entità della causa del ferimento del giovane da parte dei Ciontoli compromisero la possibilità di salvarlo, come la stessa mamma Marina Conte ha ribadito nei suoi interventi in tv e carta stampata negli anni. “Marco era meraviglioso, è stato lasciato morire in quella casa, ben 110 minuti di agonia e nessuno ha chiamato i soccorsi. Si può perdonare se nell’immediatezza dei fatti se una persona chiama subito, avrei perdonato. Ma non hanno chiamato nessuno, né soccorsi né me e mio marito. Lo hanno lasciato morire in un’atrocità… È allucinante pensare che la seconda famiglia possa arrivare a fare tanto. Da parte loro non c’è stato mai un pentimento“.