La testimonianza di Davide Vannicola a Le Iene rischia di mettere in discussione tutte le “certezze” sulla morte di Marco Vannini: perfino quella che a sparare al giovane di Ladispoli sia stato Antonio Ciontoli. L’ex comandante dei carabinieri Roberto Izzo avrebbe infatti confidato ad un amico di lunga data, appunto il Vannicola, di aver ricevuto la sera della morte di Vannini una telefonata da parte di Ciontoli:”Il genero era nella vasca, era partito un colpo, non a lui ma a un familiare”, dice l’amico a Golia. Roberto Izzo, telefonato da Ciontoli forse tramite un telefono di servizio, incalzato da Golia nega con forza questa ricostruzione dei fatti ma le sue reazioni non sembrano molto convincenti. Vannicola racconta di aver chiesto al carabiniere: “Quando sei arrivato in ospedale non hai chiesto come fosse successo e perché i familiari non erano in ospedale con Ciontoli?”. E il carabiniere gli avrebbe risposto: “Che ti devo dì. Sicuramente stanno a pulì casa”. Izzo a Vannicola avrebbe detto: “Gli ho consigliato di prendersi la colpa perché dato che faceva parte dei servizi segreti, sicuramente non gli avrebbe precluso più di tanto, mentre il figlio è un ragazzo giovane…”.Giulio Golia dunque domanda a Vannicola: “Izzo sapeva che a sparare a Vannini era stato Federico?”. “Sicuramente sì”, la risposta del “testimone”…(agg. di Dario D’Angelo)



LA PRESUNTA “PRIMA TELEFONATA” DI ANTONIO CIONTOLI

La ricostruzione dell’omicidio di Marco Vannini, morto in seguito a un colpo di pistola, potrebbe essere rimessa in discussione da una testimonianza. L’ha raccolta Giulio Golia per “Le Iene” e andrà in onda nella puntata di oggi, domenica 5 maggio. Davide Vannicola, amico dell’ex comandante dei carabinieri di Ladispoli, Roberto Izzo, ha rivelato un episodio. Un giorno Izzo andò a trovarlo in negozio e gli disse: «Amico mio, forse ho fatto una cazzata, che forse a livello di coscienza non si può recuperare perché è morto un ragazzo. È una cosa che mi porterò dentro tutta la vita». Gli aveva chiesto se avesse sentito parlare del caso Vannini, per poi confidargli un dettaglio clamoroso. Antonio Ciontoli, che è stato condannato a cinque anni di carcere per omicidio colposo in Appello, avrebbe chiamato Izzo per chiedergli aiuto. «Hanno fatto un guaio grosso, mi devi aiutare, c’è il ragazzo di mia figlia ferito nella vasca». L’uso del verbo al plurale non è casuale o frutto di un errore, e nel caso relativo alla morte di Marco Vannini potrebbe aprire nuovi scenari: sono stati i figli Federico e Martina Ciontoli a sparare?



MARCO VANNINI, NON HA SPARATO ANTONIO CIONTOLI?

Se la testimonianza di Davide Vannicola venisse confermata, Antonio Ciontoli avrebbe dunque spiegato in maniera implicita di non essere stato lui a sparare, ma uno dei suoi familiari. La telefonata in questione all’ex comandante dei carabinieri sarebbe avvenuta prima di quella all’ambulanza. Per questo Roberto Izzo avrebbe confidato all’amico di avere problemi di coscienza: in quell’arco di tempo sono stati persi minuti importanti nei quali poteva essere salvata la vita di Marco Vannini. Ma quella chiamata non risulta agli atti, invece c’è quella di Ciontoli all’ex comandante, partita quando il giovane era già in ospedale. E allora la domanda sorge spontanea: con che telefono sarebbe stata fatta la chiamata? L’ex comandante dei carabinieri ha raccontato all’amico anche del suo rapporto speciale con Ciontoli. «Ho conosciuto una persona che quando andrò in pensione mi cambierà la vita. Entrerò finalmente in un corpo che ho sempre amato: i servizi segreti», gli aveva raccontato quando lo conobbe.  Clicca qui per il video che anticipa il servizio.



OMICIDIO VANNINI, INTERVIENE MINISTRO TRENTA

Ma sul caso Vannini è intervenuto anche il ministro della Difesa Elisabetta Trenta, che in diretta ad “Accordi e Disaccordi” su Nove ha rivelato a Marina Conte, mamma del 20enne ucciso, di stare cercando da giorni sul cellulare un brigadiere per chiedergli di andare a riferire ai pm quello che sa sul caso. «Le istituzioni per poter agire hanno bisogno che qualcuno dica qualcosa di più e mi auguro che questo appello abbia dei risultati, che chiunque sappia qualcosa parli e ci aiuti a far emergere la verità», ha dichiarato Trenta. Il riferimento è allo speciale de “Le Iene”, e in particolare al racconto del brigadiere Manlio Amadori in merito ad una frase mai verbalizzata che sarebbe stata detta durante le indagini proprio da Antonio Ciontoli. Il dubbio è che non sia stato verificato uno scenario alternativo: se fosse stato il figlio Federico a sparare? Il brigadiere Amadori, intervistato dal programma di Italia 1 con la telecamera nascosta, ha lasciato intendere che potrebbe parlare, se fosse autorizzato. Ma l’autorizzazione è stata negata. Allora Trenta ha assicurato che se parlasse, troverebbe il ministero pronto a tutelarlo: «Assolutamente sì».