E’ attesa per il 30 settembre la nuova ed ultima sentenza del processo d’Appello-bis sull’omicidio di Marco Vannini. Il caso sarà questa sera al centro della nuova puntata di Quarto Grado, la trasmissione di Rete 4 condotta da Gianluigi Nuzzi e con Alessandra Viero. Nella giornata di mercoledì, in occasione dell’udienza nel corso della quale si fatto spazio alle arringhe conclusive della difesa, l’avvocato Andrea Miroli, difensore della famiglia Ciontoli, interamente imputata, ha chiesto davanti alla Corte l’assoluzione per tutti i familiari di Antonio Ciontoli, presenti nella loro villetta di Ladispoli la notte tra il 17 ed il 18 maggio 2015, quando Marco Vannini, all’epoca ventenne, fu raggiunto da un colpo di pistola poi rivelatosi mortale. Per il difensore, i due figli di Ciontoli, Martina (all’epoca fidanzata di Marco) e Federico, così come la moglie Maria Pezzillo, “non avevano consapevolezza della situazione: se ci fosse stato il sangue che usciva dalla ferita ne avrebbero avuta, ma non c’è stata fuoriuscita di sangue e l’emorragia purtroppo era solo interna”. L’avvocato Miroli ha chiesto in subordine per i familiari di Ciontoli, nel caso in cui dovessero essere ritenuti colpevoli, la condanna per omissione di soccorso o per omicidio colposo o per favoreggiamento. Per Antonio Ciontoli ha invece richiesto il ripristino della condanna di 5 anni per omicidio colposo aggravato dalla colpa cosciente. Nella precedente udienza, ricordiamolo, il procuratore generale Vincenzo Saveriano aveva chiesto 14 anni di reclusione per tutti i Ciontoli, con l’accusa di omicidio volontario.



OMICIDIO MARCO VANNINI: LE PAROLE DI MAMMA MARINA

Subito dopo la requisitoria della difesa dei Ciontoli, a commentare le parole (e le richieste) dell’avvocato è stata la mamma di Marco Vannini, Marina Conte, la quale ha dichiarato, come riporta FanPage.it: “È la prima volta che sento per intero la requisitoria della difesa dei Ciontoli. Mi ha fatto molto male. Quando sento che parlano di Marco dicendo che non urlava, se non con accenni all’ultimo momento, vorrei tanto dire loro ‘vorrei vedere se ti sparano e nell’immediatezza dei fatti se le urla ci stanno o no’. Sfido chiunque a essere sparato anche su un braccio e a non urlare”. Sono parole durissime e cariche di dolore quelle pronunciate da mamma Marina che attende con ansia la sentenza del prossimo 30 settembre. La donna ha replicato ancora alle parole della difesa dei Ciontoli che ha puntato il dito con l’attenzione mediatica attorno al caso parlando di “sentenza che sa di vendetta”: “Dopo cinque anni ancora dicono che non urlava, che hanno fatto il possibile, che più di quello non potevano fare. Ma la cosa più vergognosa è che dicono che la parte civile vuole vendetta. Noi non abbiamo mai chiesto vendetta, abbiamo sempre chiesto verità e giustizia per Marco”. La madre della vittima ha proseguito: “Purtroppo la verità è quella processuale e non sarà storica, quindi quello che chiediamo è solo giustizia”. Marina ha spiegato cosa significa questa battaglia per due genitori che hanno perso un figlio: “Dentro quella casa è successo qualcosa di allucinante, ma voglio dire una cosa: l’avvocato Ciruzzi dice che Federico Ciontoli ha chiamato subito i soccorsi, ma perché a me non ha telefonato? Perché c’è un’altra verità”.

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