Negli studi di Uno Mattina in Famiglia, in diretta Su Rai Uno, si parla della violenza giovanile e in studio di vera Cristiana Farina, sceneggiatrice ideatrice della serie tv dei record Mare fuori. Secondo la stessa: “La bellezza potrebbe influenzare e formare i nostri ragazzi perchè è fondamentale dare la possibilità a questi ragazzi di guardare una finestra che non sia solo quella del loro vissuto”. E ancora: “L’arte serve ad esprimersi, empatizzare, aprire la mente e tutto questo può essere fatto. Oltre che teorizzare c’è però anche da fare e ci sono molte cose che si possono fare facilmente”. Quindi Cristiana Farina ha argomentato: “Le parole sono belle, questi ragazzi che vivono in quartieri come Caivano, Afragola, sono deprivati di ogni struttura, non esistono bar, supermercati, quindi portare un teatro, un cinema, un collettivo d’arte, permetterebbe loro di avvicinarsi col divertimento a ciò che ti permette di avere il confronto con un’altra vita e un’altra strada”.



Su Mare Fuori ha precisato: “Abbiamo aperto un faro sul disagio giovanile, non è che ci siamo messi a tavolino per raggiungere questo obiettivo ma se hai un’urgenza di racconto riesci a parlare a tanti che si riconoscono. Mi rende orgogliosa questa cosa, far sedere genitori e figli sullo stesso divano, Mare Fuori va a toccare le corde di questi ragazzi che a quell’età si sentono fuori luogo, poco compresi, hanno paura del fallimento, e anche il carcere in Mare fuori è vissuto come riabilitazione e non punizione”. A chi punta il dito nei confronti della serie tv, parlando di rischio emulazione, l’ideatrice risponde: “Chi lo dice forse non l’ha vista, perchè Mare Fuori parla di rieducazione anzi chi reitera il comportamento legale viene punito, muore o finisce male. Solo chi dimostra di capire e di aver passione per quello che sta vivendo riesce a recuperare la propria vita”.



DISAGIO GIOVANILE, L’IDEATRICE DI MARE FUORI E IL GIORNALISTA ANDREA DI CONSOLI

In studio a Uno Mattina in Famiglia anche Andrea Di Consoli, scrittore e autore televisivo, che ha sottolineato: “Dobbiamo dare l’opprtunità ai ragazzi, soprattutto a quelli che hanno vissuto in famiglie dove esiste solo il linguaggio della violenza, che c’è un altro modo per stare insieme agli altri, non significa una rieducazione da sistema totalitario ma dobbiamo dire a loro che c’è la possibilità di un’altra vita e quando un ragazzo abituato alla grammatica della violenza vede che c’è un’altra grammatica, dentro di lui può scattare un meccanismo contro la violenza”.



Di Consoli ha proseguito: “La proposta nasce da Claudio Gubitosi, direttore del Giffoni Film Festival, costringiamo i ragazzi a stare nel luogo della bellezza, un luogo dove le persone si costringono ad un rispetto civiltà ed educazione anche quando si sbaglia. Dobbiamo contagiare tutti gli ambienti sociali di parole come misericordia, cultura, civiltà, il problema è che non ci rendiamo conto che ci sono famiglie e ambienti dove si è costretti a non sentire queste parole, non hanno valore ne importanza, e crescere in ambienti così duri dove vige la legge del più forte… dobbiamo dare un’opportunità – conclude e ribadisce – a questi ragazzi per fargli vedere che c’è un’altra vita, un’altra strada da percorrere”.