La Mare Jonio non sarà sequestrata, o almeno non per il momento: la nave della piattaforma Mediterranea Saving Humans – una delle poche rimaste nel Mar Mediterraneo a “controllare” le rotte e salvare i migranti sui barconi partiti da Libia e Tunisia – dopo l’ultimo sbarco a Lampedusa era stata posta sotto sequestro preventivo dalla Guardia di Finanza che aveva rilevato illegalità e norme non regolari a bordo. Oggi però la Procura di Agrigento non ha convalidato il sequestro anche se i pm siciliani hanno disposto ugualmente il sequestro probatorio della nave per effettuare altri accertamenti nei prossimi giorni. Dopo che la Mare Jonio – da tempo nel “mirino” del Ministro Salvini per l’aperta sfida-polemica lanciata dalla nave della “ong” (in realtà è una piattaforma di diverse associazioni e centri sociali d’Italia) – aveva salvato l’ultimo barcone affondato in acque libiche, il Viminale e Palazzo Chigi avevano consentito lo sbarco in Sicilia, previo sequestro imposto per la reiterata sfida ai regolamenti imposti dalle ultime direttive del Ministro Salvini.
MARE JONIO, IL BRACCIO DI FERRO VICINALE-PROCURA
«Si tratta di un aspetto importante perché guardia di finanza, su input del Viminale, intendeva usare il ‘preventivo’ per bloccare la Mare Jonio e impedirgli definitivamente di reiterare il reato», spiega in una nota la Mediterranea Saving Humans, che poi aggiunge «la scelta della Procura è invece orientata dalla necessità di accertare i fatti e dunque di verificare attraverso un’indagine se vi sia o meno un reato. Da leggersi in questo senso anche la scelta di iscrivere nel registro degli indagati solo il comandante e il Capo missione, e non l’intero equipaggio come pretendeva il Viminale». Infine, i vertici della Mare Jonio – definiti da Salvini una “nave dei centri sociali” – annunciano «noi siamo pronti a fornire ogni elemento utile per accertare la verità, certi di avere sempre rispettato il diritto e i diritti, oltre che la dignità della vita umana, al contrario di chi, da posizioni istituzionali, si rende complice della morte in mare o della cattura e della deportazione di donne uomini e bambini verso i lager di un paese in guerra come la Libia». Il “braccio di ferro” prosegue e in attesa delle decisioni dei Pm di Agrigento, la Mare Jonio solo per ora resta ferma nel porto di Lampedusa.