Terreni e ville da 67 milioni di euro, aperte d’arte e gioielli per 54 milioni, invece 6,6 milioni nei conti bancari. In totale Marella Caracciolo, moglie di Gianni Agnelli, aveva un patrimonio da circa 160 milioni di euro. L’inventario dell’eredità è noto solo in parte, ma questa è venuta a galla tramite Report, che ha provato a ricostruire il patrimonio della moglie dell’Avvocato, ipotizzando anche quale potrebbe essere il recupero fiscale se fosse accertata la residenza italiana della nonna di John Elkann. Infatti, il tema della giurisdizione (Italia o Svizzera) è al centro di una causa civile a Torino che vede Margherita Agnelli contrapposta ai tre figli Elkann. Se il tribunale stabilisse la propria competenza, sarebbe un punto a favore della figlia di Marella Caracciolo, visto che punta a rimettere in discussione alla radice l’impianto dell’eredità Agnelli. Ma ci sono analoghe cause in Svizzera. Per i testamenti a favore dei nipoti, contestati dalla figlia Margherita, Marella Caracciolo si era affidata al notaio Urs Von Grünigen.



Dal documento di cui Report è entrata in possesso si evince che la moglie di Gianni Agnelli aveva otto conti bancari con un saldo attivo complessivo di 6,6 milioni di franchi svizzeri (il cambio con l’euro ora è alla pari), ma il 95% della liquidità era in soli due conti al Credit Suisse. Gli immobili in Svizzera sono quelli noti, ma nell’inventario è indicato il valore di mercato: 39,3 milioni per villa Chesa Alkyone destinata a John Elkann, 16,8 milioni per Cheza Medzi per Lapo, 11 milioni per la casa di Lauenen per Ginevra. Per quanto riguarda opere d’arte, quadri e gioielli, il notaio riporta che nella villa Chesa Alcyon ci sono beni per 24 milioni, a Marrakech per 2,8 milioni, a Villar Perosa per 1,5, invece alla voce “Gioielli di Donna Marella Caracciolo” si legge 1,3 milioni, per un totale alla data del decesso di 54 milioni. Invece, il mobilio è di valore modesto, “solo” 1,5 milioni. Ma nei conti del notaio sono menzionati anche 33 milioni di crediti verso la figlia. All’opposto, risultano iscritti su richiesta formale dei legali di Margherita Agnelli, “come voce pro memoria”, 98 milioni nelle passività. Sono pagamenti effettuati negli anni dalla stessa Margherita a favore della madre sulla base degli accordi ereditari del 2004. Ma Margherita considera nulli quegli stessi accordi. Dunque, il patrimonio lasciato da Marella Caracciolo ai tre nipoti, stando all’inventario firmato dal notaio, ammonta a circa 160 milioni e comprende anche una Panda 4×4.



“RESIDENZA ITALIA O SVIZZERA? PROVE DA ELKANN…”

Ma Report ha rintracciato anche il dottor Andrea Galli, un fisico che ha lavorato nei servizi segreti svizzeri e ora è titolare a Zurigo di una importante agenzia di investigazioni, a cui Margherita Agnelli ha dato incarico di indagare sul patrimonio, l’effettiva residenza e i testamenti della madre, Marella Caracciolo. Il compito dell’investigatore è quello di scoprire «se la signora vivesse davvero in Svizzera e se, dunque, potesse decidere sulla sua eredità in base al diritto elvetico». Una questione decisiva per la causa a Torino. Galli ha scoperto che Marella Caracciolo non ha mai trascorso in Svizzera più di due mesi all’anno, il resto del tempo lo trascorreva a Torino o Marrakech. «Lo abbiamo ricostruito giorno per giorno: dal 2003, anno della morte di Gianni Agnelli, sino al 2019, quando è deceduta», ha spiegato anche al Fatto Quotidiano. Tutto ciò è emerso proprio dai documenti che i legali elvetici dei fratelli Elkann hanno depositato in una causa contro la madre a Thun. «Ci hanno “regalato” delle prove. Contratti di lavoro con il personale locale che assisteva la signora nello chalet di Lauenen, quasi tutti o part-time o per periodi brevi: lo confermano i versamenti alla previdenza svizzera. L’amministratrice dello chalet, per esempio, non ha mai lavorato per più del 30% della sua attività annuale».



Ma non mancano le stranezze, come le firme sui contratti di un collaboratore nel 2017 e nel 2017. Inoltre, ha sentito i dipendenti che lavoravano a Torino, sono stati controllati i voli di aerei ed elicotteri della famiglia, sono state verificate le spese nelle farmacie, gli arrivi in Marocco, in dogana. «A Marrakech i soggiorni erano molto più lunghi di quelli svizzeri: almeno 42 ingressi in 15 anni e per almeno 4 mesi ogni volta». C’è poi la vicenda del collaboratore minacciato di morte e aggredito da tre misteriosi personaggi mentre indagava su tale dossier. «Per ora non è stato possibile accertare l’identità dei tre. Ma polizia e magistrato hanno ammesso che il racconto, molto dettagliato, era attendibile». Secondo Andrea Galli, non ci sono elementi per stabilire chi li abbia mandati, «ma è chiaro come i tre volessero fermare il mio collaboratore: e ci sono riusciti».