Svolta nelle indagini sull’omicidio di Margherita Ceschin, la 72enne trovata morta nella sua abitazione di Conegliano, in provincia di Treviso, il 24 giugno scorso. A ordinare il delitto sarebbe stato l’ex marito, il quale si era stancato di versarle di un assegno di mantenimento di 10mila euro al mese. Per questo motivo, avrebbe assoldato alcuni killer per ucciderla. Nessuna rapina finita in tragedia o un infarto naturale dietro la morte della donna. La procura di Treviso ha, quindi, emesso un ordine di fermo nei confronti di quattro delle sei persone coinvolte a vario titolo nell’omicidio. Invece, quella delle altre due è ancora al vaglio degli inquirenti.



In manette Enzo Lorenzon, ex marito e presunto mandante dell’omicidio, Elisabet Rosario Lorenzo, badante e convivente di Lorenzon e due sue connazionali, tra loro parenti, cioè Sergio Antonio Luciano Lorenzo e Juan Maria Guzman, trovato in possesso anche di circa tre etti di cocaina. I quattro si trovano in carcere a Treviso e Venezia, in attesa della convalida prevista per lunedì. Stando a quanto emerso dalle indagini, e riportato da Libero, Margherita Ceschin, la sera prima del suo ritrovamento, è stata colpita alla testa, poi soffocata. Uno degli assassini le ha rotto otto costole premendo con una gamba sul suo torace.



OMICIDIO CESCHIN: LE INDAGINI E LE INTERCETTAZIONI

Margherita Ceschin il 23 giugno aveva sentito l’ultima volta una delle figlie. Aveva appuntamento con alcune sue amiche per cena, ma non si presentò. Da lì l’allarme. Un vicino di casa, scavalcando dal suo balcone, aveva raggiunto l’abitazione dell’anziana dopo aver notato una portafinestra aperta. Poi la terribile scoperta: il cadavere sul divano. Il cellulare era rotto e bagnato, la camera da letto a soqquadro, mentre alcuni oggetti erano spariti, ma non i gioielli, un particolare che ha insospettito gli investigatori, i quali sono arrivati ad una svolta grazie alle intercettazioni ambientali e alle telecamere di videosorveglianza. Quelle vicine all’abitazione avevano ripreso due uomini sudamericani in bicicletta che si aggiravano nella zona, anche in auto, nelle ore notturne.



Poi sono stati intercettati mentre arrivavano con una vettura, scendendo ed entrando a casa dell’anziana da cui sono usciti un’ora dopo. Come evidenziato da Libero, dal controllo delle celle telefoniche sono stati individuati i telefonini dei dominicani. Gli inquirenti hanno poi raccolto una serie di dichiarazioni dei complici, ignari di essere intercettati dopo l’omicidio di Margherita Ceschin. Per l’accusa vi sarebbero tre persone esecutrici materiali dell’omicidio, due mandanti (l’ex marito e la compagna) e altri due intermediari. «Troppi», per l’avvocato Fabio Crea, che rappresenta i due complici dominicani. «Non abbiamo ancora le carte, ma già il numero delle persone coinvolte in un delitto su mandato fa pensare ad una ipotesi accusatoria infondata».