Margherita Vicario, dapprima attrice e dal 2014 cantante. C’è chi se la ricorda ne I Cesaroni, ma è da un paio di anni che si è presa quel suo posticino nel panorama musicale italiano che le ha fatto ottenere un riconoscimento notevole. E’ nel 2019 infatti che pubblica i singoli ”Abaué (morte di un trap boy)”, ”Mandela” e ”Romeo” che segnano l’inizio di un nuovo percorso per la sua carriera. A novembre dello stesso anno reinterpreta ”Noi non ci saremo” di Francesco Guccini in occasione dell’uscita di ”Note di viaggio – Capitolo 1: venite avanti…”, la raccolta in cui diversi artisti hanno registrato le più famose canzoni del cantautore bolognese.
Venerdì 14 maggio 2021 è uscito il suo album ”Bingo” anticipato dai singoli ”Orango tango” e ”Come va”, sono contenuti anche i brani pubblicati nel 2020 ”Pincio”, ”Giubbottino” e ”Pina colada”, quest’ultimo featuring Izi. Intervistata da VICE ha rivelato: ”Io amo il rap. Credo ci sia un potenziale linguistico enorme dentro i dischi dei rapper. L’idea che ci sia quella ricerca e quei giochi di parole mi affascina da morire. Sarà che per me ha tutto molto a che fare con la poesia”.
Margherita Vicario e la forza del rap
Margherita Vicario ha le idee molto chiare sulla strada che sta percorrendo, lo dimostrano anche le collaborazioni scelte per il suo progetto discografico, a partire dal produttore Davide Dade Pavanello (ha lavorato con Salmo & Machete) ai nomi di Izi, Speranza ed Elodie: ”Quando sento Izi che si esprime attraverso la sua fonetica è come se si trattasse di pura poesia. Avendo poi frequentato l’Accademia europea d’arte drammatica, e grazie allo studio e alla lettura di Shakespeare in lingua originale, mi sono resa conto di quanto in fondo tutto si traduca nella forza del suono e della voce. E visto che Dade lo sa e mi conosce, mi tira un po’ verso questo mondo. Poi, ovvio, a me piace cantare, piace il bel canto, il blues e un sacco di altre cose. Ma a volte rimango veramente basita dalla fantasia e dalla forza dimostrate nel rap”.
La cantante non si nasconde parlando della sua conoscenza verso questo genere e a VICE dichiara, con molta scioltezza e sincerità, che magari ne sa pochissimo ma lo ascolta tanto. Riconosce anche che magari lo mischia con qualcos’altro senza saperlo veramente. La sua onestà va a braccetto con le sue canzoni e con il lavoro che fa su se stessa e sulla sua voce: ”Canto da sempre, ma poi negli anni mi sono dovuta concentrare sul mio strumento, cioè la voce, e ho lavorato davvero molto per perfezionarlo, perché la voce è veramente un modo per partecipare alla scrittura, modulandone intensità, approcci e timbrica. In fondo, l’unica cosa che ho studiato, perché non ho fatto l’università, è il teatro. E il corpo per l’attore è uno strumento”.
Margherita Vicario: la canzone è la sua libertà di esprimersi
Con i suoi pezzi, Margherita Vicario, cerca sempre di esprimersi nel modo più tagliente che trova ma alla fine è il mezzo della canzone che le dà la giusta libertà e ambiguità per dare una sintesi a quello che vuole comunicare. Non si risparmia neanche nel toccare temi sociali: ”Riguardano tutti. Pur veicolando un bel sorriso, provo a rispondere a ciò che mi ferisce”, citando poi la canzone Orango tango in cui nomina De Luca dice: ”In questo caso, De Luca aveva fatto un’affermazione che avevo trovato abominevole e io gli ho voluto rispondere. E’ un modo di rispondere in maniera leggera a pensieri violentissimi”.
La predisposizione al visivo e al teatrale, Margherita ce l’ha nel DNA: è nipote del regista Marco Vicario e figlia di Francesco, l’altro suo zio e Stefano Vicario che è stato regista di diverse edizioni del Festival di Sanremo. Dunque, sull’importanza delle immagini e dei video la cantante rivela a VICE: ”Mi aiuta molto immaginarmi una scena. La parte visiva, ma anche recitativa, sicuramente è presente nella composizione. La cosa bella delle canzoni, però, è che se tu le tiri e le sposti, vanno un po’ dappertutto. Puoi immaginarti altri video, paradossalmente. ll bello delle canzoni è che, volendo, possono parlare di cose universali”.