Marguerite Barankitse è chiamata “l’angelo del Burundi” per via della sua attività in favore dei bambini dell’Africa Subsahariana. In questi giorni è stata in Italia per una serie di incontri necessari a mandare avanti la Maison Shalom in Rwanda, una piccola città realizzata dal nulla che ha ospitato 75 mila rifugiati. A La Stampa, l’attivista ha commentato le politiche sui migranti dell’Europa: “Non sono preoccupata, sono indignata”.
Il riferimento è alla volontà di espellere i rifugiati dai propri confini avanzata da alcuni Stati. “Apparteniamo alla stessa famiglia umana, abbiamo il dovere di trovare soluzioni e di dare una vita dignitosa a tutti, non di costruire muri o tenere le persone fuori dai confini. Trump ha costruito un muro ma i messicani continuano ad arrivare negli Stati Uniti. La Grecia, la Tunisia e la Libia hanno costruito campi per tenere lontani i rifugiati dall’Europa e invece continuano ad arrivare. Non serve a nulla, la soluzione va cercata altrove. Deve essere duratura”, ha sottolineato.
Marguerite Barankitse, l’angelo del Burundi: come aiutare i rifugiati in Africa
Il motto di aiutiamoli a casa loro, in tal senso, potrebbe non essere così errato. “Bisogna riunirsi per risalire alle cause che portano le persone a lasciare la loro terra e a fuggire. Bisogna creare le condizioni affinché le persone restino nei loro luoghi di origine, creando la pace, costruendo un dialogo tra vicini. L’Africa è un continente ricco, perché i giovani devono aver voglia di andare via da un luogo dove esistono risorse? Perché la ricchezza è nelle mani di un ristretto gruppo di persone, che a tutti gli altri sottraggono non solo il benessere ma soprattutto la speranza di vivere con dignità”, questo il pensiero di Marguerite Barankitse.
Il progetto in questione però non si è mai realmente concretizzato. La speranza è che ciò avvenga in futuro. “Il Parlamento europeo non deve votare per realizzare ghetti. Va rovesciato questo modello che costringe le persone a vivere come schiavi, che fa crescere la rabbia e il terrorismo e quindi la paura tra chi vive in Europa”, ha concluso.