Maria Antonietta Hirsch è la madre di Luca Barbareschi. Era un’economista di origine ebraica. Il rapporto la donna e l’attore è sempre stato complesso, dato che hanno smesso di vivere insieme quando quest’ultimo aveva soltanto 7 anni. “Un’estate scappò via. Andò a Roma con un altro uomo e portò con sé mia sorella Valentina, che era appena nata e che io amavo moltissimo. Fu terribile”, ha raccontato in passato nel corso di una intervista a Vieni da me.



Il bambino avrebbe voluto andare con loro, ma non gli fu concesso. “Io ho sempre avuto solo doveri e nessun diritto. Le dissi: ‘E io?’. E lei: ‘Sempre a lamentarti?’. Pensando che in fondo il lamento fosse proibito, risposi: ‘Ci mancherebbe altro, buon viaggio’”. Col tempo l’attore ha cercato in più occasioni di riavvicinarsi a lei, anche se non è stato semplice. Alla fine, però, non porta rancore. “Era un personaggio, una simpatica. Lei ha sempre parlato con me attraverso i libri che mi regalava, comunicava così e io le devo molto”.



Maria Antonietta Hirsch, madre Luca Barbareschi: l’aneddoto dell’appendicite

Luca Barbareschi in passato ha raccontato di essere stato costretto a vivere lontano dalla madre Maria Antonietta Hirsch, che era andata a vivere a Roma con un altro uomo e la seconda figlia Valentina. È per questo motivo che da bambino tentò diverse volte di incontrarla, persino fingendo dei problemi di salute. “Sono andato a trovarla una volta e ho finto l’appendicite perché volevo vederla. Sono andato in bagno, ho fatto finta di vomitare e ho messo della crema. Mia zia si è spaventata, pensava fosse appendicite, e io le ho detto: ‘Ma avete avvisato la mamma?’ e lei: ‘Sì, sì ma intanto vatti a far operare all’appendice!’”.



E così fu: “Man mano che vedevo che stavamo andando verso l’ospedale dicevo: ‘Ma era uno scherzo!’ però i dottori rispondevano: ‘Non aver paura, è un attimo’. Mi han tolto l’appendice anche se non avevo alcun problema, l’ho fatta per sbaglio! E mia mamma? No, non è mai tornata in ospedale, è questo il paradosso! Poi ho smesso perché ho capito che gli allarmi non servivano”.