Maria Badalamenti e la sua storia di coraggio al centro della nuova puntata di Cose Nostre, programma in onda su Rai 1 in seconda serata e condotto da Emilia Brandi. Figlia di Silvio Badalamenti, nipote del boss di Costa nostra “don Tano” Badalamenti di Cinisi (Palermo), ha scelto di combattere contro il pregiudizio legato al pesante cognome che porta per tutelare la memoria di suo padre, ucciso nel 1983 da un commando mafioso e vittima innocente.



Era un ragazzo onesto e perbene – ha raccontato in una intervista rilasciata a Beati Voi su Tv2000 descrivendo il genitore – che per dire no alla mafia e per seguire i principi in cui credeva, una vita onesta, nel segno della luce, è andato incontro alla morte. Mio padre era un nipote di Gaetano Badalamenti, figlio di un fratello, mio nonno morì quando aveva solo 12 anni e lui è cresciuto con la mentalità materna, una famiglia istruita, perbene. Aveva studiato a Palermo e si era laureato con ottimi voti, aveva scelto un lavoro onesto, normale, amava la natura, il sole, il mare. Ha pagato caro il suo ‘no’ alla mafia“.



Giovanni Falcone suggerì al padre di lasciare la Sicilia, ma lui rifiutò

Maria Badalamenti ha scelto di restare in Sicilia esattamente come suo padre Silvio, ancorata alla ferma volontà di preservarne il ricordo e di lottare contro la mafia. Davanti alle telecamere, ha raccontato un episodio particolare che riguarda il genitore e il giudice Giovanni Falcone, ucciso nel 1992 nella strage di Capaci. Secondo quanto ricordato da Maria, figlia di Silvio Badalamenti, il noto magistrato gli consigliò di lasciare la regione per scampare all’orizzonte di una vendetta mafiosa nei suoi confronti, vittima incolpevole soltanto per via di quel cognome. Silvio Badalamenti però rifiutò, sicuro di voler proseguire la sua esistenza nella sua terra insieme alla famiglia nel nome dei sani principi che non lo hanno mai abbandonato. Una decisione che si sarebbe rivelata fatale, come la stessa figlia ha ricordato riferendo, inoltre, di una sorta di presagio di morte che suo padre avrebbe avuto dopo l’incontro con Falcone quando, parlando con la moglie Gabriella, le disse: “La vita è un attimo, l’eternità è per sempre“.



Nel pieno della guerra di mafia, ha raccontato Maria Badalamenti, poco prima dell’omicidio di suo padre Silvio “non c’erano più neanche donne e bambini in Sicilia, erano tutti fuggiti anche perché la strategia dei corleonesi era quella di uccidere anche persone estranee a Cosa nostra. Dunque c’era il rischio, mio padre aveva questa consapevolezza, come mia madre del resto. L’alternativa sarebbe stato fuggire come un criminale, invece decise di restare e crescere le figlie in onestà“.

Maria Badalamenti: “Mio padre e la mia famiglia attaccati anche da una certa Antimafia ipocrita e opportunista”

Maria Badalamenti aveva soltanto 9 anni quando suo padre Silvio fu assassinato. Ha dichiarato che la vita della sua famiglia è stata molto difficile per via del contesto nel quale, suo malgrado, si sarebbe trovata a pagare pur senza colpe: “Per questo destino, ci siamo ritrovate in un circolo infernale, attaccate pubblicamente dalla mafia, anche dagli stessi Badalamenti che punivano quel ‘no’ di mio padre, e contemporaneamente, ed è ciò che più ci ha ferito, anche da una certa Antimafia che io definisco ipocrita e opportunista, che cerca privilegi, potere e denaro sicura di non andare incontro ad alcun rischio”.

Il pregiudizio intorno al cognome che porta, come lei stessa ha spiegato in tv, ha causato non pochi ostacoli per quanto riguarda la loro vita personale, sociale e professionale. Maria Badalamenti ha dichiarato di aver trovato una forza fondamentale nella fede in Dio, grazie alla quale non si sarebbe sentita sola nell’affrontare le difficilissime sfide imposte alla sua esistenza, e a quella dei suoi cari, da un mondo, quello mafioso, del quale non hanno mai fatto parte e che hanno deciso di combattere con determinazione e coraggio.