La denuncia dei cugini: “A Catania arrivata in condizioni allucinanti”

La storia di Maria Basso, portata da alcuni parenti siciliani da Asiago, dove era all’interno di una casa di riposo, a Catania, continua ad essere un mistero. Tutto comincia il 4 settembre, quando Maria decide di festeggiare i suoi 80 anni, cercando di riunire i parenti e invitando anche una lontana cugina della Sicilia. Da quel momento i parenti tornano a trovarla spesso, fino a quando il 1 dicembre la portano via con loro in Sicilia, cambiando il testamento a loro favore. Maria è morta poi il 16 dicembre, probabilmente dopo aver ingerito un piatto di spaghetti, che lei non avrebbe potuto mangiare. Il cugino, Mario, spiega a Storie Italiane: “Il 2 dicembre la direttrice della casa di riposo mi chiama dicendo che ha ricevuto una mail da questa Pepe Paola, in cui veniva detto che Maria era stata trasferita in una casa di riposo a Catania, dove lei abitava. Questi lontani parenti avevano avuto il permesso il 1 dicembre di portare Maria fuori a pranzo. La sera hanno avvisato che Maria sarebbe rimasta fuori a dormire. Il giorno 2 invece alla direttrice è stata inviata questa mail”.



Il cugino sottolinea ancora ancora: “Il medico della casa di riposo di Catania mi ha detto che è stata portata l’11 dicembre in condizioni allucinanti, non respirava più, tanto che ha dato ordine di aspirarla. Ha spiegato che il cibo le era andato dei polmoni. Dopo averla aspirata hanno chiamato il 118 e l’hanno ricoverata al Cannizzaro in codice rosso”. Tullio, un altro cugino della donna, spiega: “Quel giorno lei è uscita dalla casa di riposo siciliana alle 11 e l’hanno riportata alle 18:30. Ci chiediamo a che ora sia stata male”.



Maria Basso, i cugini: “La chiamavamo ma non rispondeva”

Al centro della storia di Maria Basso, c’è l’eredità di 500.000 € della donna, lasciata con un testamento ad un ente benefico fino a quando i parenti siciliani non lo hanno cambiato a loro favore. “Noi eravamo perfettamente coscienti che non avremmo ereditato nulla, comunque volevamo bene a nostra cugina. Questa cosa me l’aveva detta lei nel 2015”, spiega Tullio. Mario invece parla dei parenti siciliani: “Il primo viaggio loro lo hanno fatto in banca, pretendevano gli estratti conto di Maria, ha fatto resistenza perché ha visto le condizioni della donna. La volta successiva che sono venuti ad Asiago l’hanno portata dal notaio per far fare una revoca che aveva l’infermiera che accudiva Maria“.



Il cugino Tullio usa toni duri a Storie Italiane: “È stato sostanzialmente un blitz, nessuno sapeva nulla. La domenica prima io dovevo vedere mia cugina ma per andare a trovarla ho un viaggetto non proprio facile, ma io avevo la bronchite quindi le ho detto che sarei andato la domenica successiva. E lei mi ha garantito che non c’era nessun problema. Quando è stata portata a Catania sono stato molto male e sono rimasto basito. Dovete sapere come stava mia cugina, lo devo dire: lei non si muoveva, era in sedia a rotelle, aveva un occhio chiuso. Noi eravamo un po’ disperati. Trasportarla e farle fare 1400 km ci ha fatto molto inca**are. Abbiamo chiamato la signora Pepe per una settimana così come mia cugina, ma non ci ha risposto”. Anche Mario conferma: “È stata portata via senza vestiti e medicinali e soprattutto con l’inganno. Avevano chiesto un permesso per portare Maria fuori a pranzo. Della sparizione l’ho saputo il giorno 2 pomeriggio dalla direttrice che mi ha comunicato della mail. Il direttore di banca già settimana prima aveva già denunciato i carabinieri. E la casa di riposo ha denunciato il giorno dopo”. I due cugini hanno tentato di contattare sia Maria, il cui telefono risultava spento, sia la cugina Paola, che non ha risposto. Mario sottolinea ancora: “Il giorno 16 di novembre ho fatto richiesta di amministratore di sostegno di Maria tramite il notaio di Asiago. Questo perché pochi giorni prima i parenti si erano recati presso il notaio per togliere come amministratrice questa infermiera che la seguiva da tempo”.