Maria Basso, i misteri della morte

Maria Basso è morta per un piatto di spaghetti. L’anziana, che si trovava da anni in una casa di riposo di Asiago, dove viveva dopo aver passato l’intera vita in giro per il mondo, visto il suo lavoro alle dipendenze del Ministero degli Esteri, aveva un ricco patrimonio che secondo le indiscrezioni ammonterebbe a 500.000 euro. La tranquilla vita di Maria sarebbe stata sconvolta quando dei parenti della Sicilia, che sembra avesse conosciuto di recente, sono entrati nella sua routine ad Asiago.



Come spiega l’inviato di Storie Italiane, sembra che i familiari della donna siano andati nella casa di riposo in diverse occasioni, anche per portarla fuori a fare passeggiate e gite. Il 1 dicembre i parenti l’avrebbero portata via dalla struttura e avrebbero avvisato che la donna avrebbe voluto passare la giornata fuori. Maria, però, non torna neanche per la notte: non farà mai ritorno nella casa di riposo. I parenti la portano infatti in Sicilia, a Catania, dove la donna cambia anche il testamento: i 500.000 euro passano dall’ente benefico dei salesiani ai familiari stessi.



L’avvocato: “Qui dentro viveva una vita normale”

Secondo gli inquirenti, Maria Basso potrebbe essere stata uccisa da un piatto di spaghetti. La donna aveva infatti una patologia per la quale poteva mangiare solo cibo semi-liquido. Dopo aver ingerito gli spaghetti, l’11 dicembre è stata ricoverata in ospedale a Catania, dove pochi giorni dopo è morta. La signora aveva destinato il suo patrimonio ingente, di circa 500.000 euro, ad un ente benefico dei Salesiani ma questo testamento sarebbe stato sostituito da un altro, redatto tra il 1 dicembre e il 16 dicembre.

Roberto Rigoni Stern, avvocato contattato da un cugino di Asiago della donna che ha denunciato la vicenda, spiega a Storie Italiane: “La signora da anni era qui dentro (nella casa di riposo, ndr) e viveva una vita normale. È stata sdradicata da questo contesto, capiamo bene che tipo di condizionamento possa esserci stato. Bisogna comprendere quali fossero i reali intendimenti della signora, che aveva fatto un testamento ad un ente benefico. Questo fatto crediamo che debba far riflettere anche per le dinamiche con cui si è sviluppato”.