Maria Bonaventura, presidente della quinta sezione collegiale del Tribunale di Roma, è colei che pochi giorni fa è finita sulle pagine di tutti i giornali in quanto ha assolto il bidello di una scuola, colpevole di una “palpata breve” nei confronti di una studentessa. Sempre lei è stato il giudice che ha assolto il dirigente di un museo accusato di aver molestato una collega. «Ma tutto questo stupore da dove deriva? Non ho mai “esondato” dalla mia sfera di competenza…», le parole di Maria Bonaventura riportate dal Corriere della Sera. Lei si difende spiegando «Non ho mai “esondato” dalle mie competenze».



E ancora: «Il mio ruolo mi conferisce autonomia e indipendenza ed è in ragione di questi principi che ho scritto la mia sentenza» spiega, riferendosi all’aver definito “complessata” una vittima di stupro nello spiegare l’assoluzione. Il riferimento è al sopracitato caso di un dirigente di un museo che avrebbe molestato una sua dipendente, un caso in cui si parla di “fremiti, linguaggio improprio, palpeggiamenti, lingua in bocca, mani ovunque non l’hanno convinta della sua colpevolezza, complici le tiepide testimonianze dei colleghi di lavoro della ragazza”, come si legge sul Corriere della Sera.



MARIA BONAVENTURA, IL PRECEDENTE DELLO STUPRO DI CAPODANNO

In precedenza aveva anche assolto il bidello romano che aveva infilato la mano nella biancheria di una studentessa, in quanto il palpeggio era stato «troppo breve» per costituire una vera e propria violenza sessuale. Secondo l’associazione Bon’t Worry di Bo Guerreschi, sarebbe infine responsabile di una ritorsione verso una giovane vittima del famoso stupro di capodanno, colpevole di aver rilasciato un’intervista a Repubblica, quindi ascoltata in aula senza tutela: «La legge prevede la possibilità di appello. A questo punto sarà la Corte d’appello a esprimere il proprio parere a garanzia di tutti».



Nei due precedenti casi i pm hanno già annunciato o depositato ricorso: «A mio avviso i giudici devono esprimersi attraverso le proprie sentenze. Ho comunque in serbo una denuncia al Csm al quale inoltrerò una mia relazione dettagliata», ha concluso Maria Bonaventura.