La Procura avrebbe chiesto una condanna a 6 anni e 8 mesi di reclusione nel processo con rito abbreviato a carico di Francesco Gnucci, il fidanzato della 18enne Maria Chiara Previtali morta per overdose nella loro casa di Amelia, in provincia di Terni, quattro anni fa. Secondo l’accusa, ricostruisce la Tgr Umbria, sarebbe stato lui a iniettarle la dose fatale di eroina, quel “primo buco” che sarebbe stato un “regalo di compleanno” proprio per la maggiore età appena raggiunta.
Il corpo di Maria Chiara Previtali sarebbe stato trovato la mattina del 10 ottobre 2020 all’interno dell’abitazione della giovane coppia. Stando alla consulenza medico legale disposta dalla Procura, il decesso della ragazza sarebbe avvenuto per una insufficienza cardiocircolatoria acuta provocata da un mix di sostanze consumate il giorno precedente tra le quali proprio l’eroina.
La tesi della difesa del fidanzato di Maria Chiara Previtali: nessun nesso causale tra assunzione di eroina e morte
Il fidanzato di Maria Chiara Previtali sarebbe finito a processo a Roma con l’accua di omicidio preterintenzionale. Secondo quanto riporta Il Messaggero, la Procura avrebbe chiesto una condanna a 6 anni e 8 mesi senza attenuanti. La difesa di Francesco Gnucci avrebbe depositato una memoria che punta a smontare l’ipotesi di un nesso causale tra l’assuzione dell’eroina iniettata alla 18enne e la morte della stessa, avvenuta diverse ore dopo la dose.
In prima battuta, l’inchiesta sul decesso di Maria Chiara Previtali era concentrata sulle ipotesi di omissione di soccorso e morte in conseguenza di altro reato. Mai identificato il pusher che avrebbe venduto la droga ai giovani. Secondo gli investigatori, il ragazzo avrebbe cercato di pulire l’appartamento per cancellare eventuali tracce che potessero incastrarlo. La prossima udienza è prevista per il 22 ottobre quando, forse, si arriverà a sentenza.