A Storie Italiane la vicenda di Maria Chindamo, la donna scomparsa a Limbadi a maggio del 2016, circa quattro anni e mezzo fa. Sparì di fronte ai terreni agricoli che la stessa amministrava dopo che il marito, precedente proprietario degli stessi, si era suicidato. Da allora tante le indiscrezioni emerse, fino alle ultime di pochi giorni fa, con un pentito di mafia che ha raccontato di come Maria Chindamo fosse stata uccisa dalla mafia locale e data in pasto ai maiali: “E’ un momento di grande dolore e difficoltà – le parole di Vincenzo Chindamo, il fratello di Maria – seguiamo con attenzione da anni questa vicenda, chiedendo a gran voce che ci venga detta la verità, e se questa dovesse essere la verità fa venire i brividi”.



Un’atrocità verso Maria e la famiglia – ha proseguito il fratello – ma anche verso tutto un territorio che sta cercando riprendersi da un passato difficile che non merita questo, segna ancora una tragedia. Di questo pentito – ha aggiunto Vincenzo Chindamo – non sapevamo nulla, ho appreso la notizia direttamente da alcune testate e il sangue mi si è ghiacciato”.



MARIA CHINDAMO, IL FRATELLO VINCENZO: “PERCHE’ L’HANNO UCCISA?”

Il fratello di Maria Chindamo ha aggiunto: “Maria stava scomoda alla cultura di quel momento, aveva preso decisioni importanti, aveva studiato, era commercialista e imprenditrice agricola. Dopo tanti anni di buona vita famigliare aveva annunciato di voler separarsi dal marito e lui non ha retto e si è tolto la vita. In un anno si è riorganizzata, si è dedicata alla famiglia all’attività agricola. Noi sappiamo oggi che la famiglia del marito ha manifestato ostilità verso Maria e sappiamo anche che il vicino di campagna di Maria ha dichiarato che la scomparsa è una cosa di famiglia: noi vogliamo sapere la verità dopo 5 anni, tutti aspettiamo ancora di sapere cosa sia successo, perchè Maria è stata eliminata? Per le sue scelte libere? Non lo accettiamo. Speriamo di rivederci – ha concluso – e di parlare di verità, non di ipotesi, sono sicuro che la magistratura coprirà i buchi lasciati dalle indagini precedenti”.

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