Dopo 7 anni dalla sua misteriosa scomparsa gli inquirenti sono riusciti a definire perché, come e da chi Maria Chindamo fu uccisa. I fatti risalgono al 6 maggio del 2016, quando l’imprenditrice originaria di Laureana di Borrello venne rapita, lasciando dietro di sé solamente il suo suv bianco, parcheggiato con il motore acceso, la radio al massimo ed una evidente macchia di sangue sulla fiancata davanti alla sua proprietà, un ampio terreno agricolo.



Grazie all’inchiesta “Maestrale-Carthago“, condotta della Dda di Catanzaro e guidata da Nicola Grattieri, si è riusciti a far luce sul caso di Maria Chindamo, stringendo le manette ai polsi di 81 persone, coinvolte a vario titolo nella scomparsa dell’imprenditrice, ma anche nella fitta di rete di ‘ndranghetisti che hanno operato nell’area. Secondo gli inquirenti, la scomparsa della donna è da inserire all’interno di una storia amorosa e familiare complicata, iniziata attorno al 2015. Quell’anno, infatti, il marito di Maria Chindamo, Ferdinando Punuriero, si tolse la vita per via della profonda depressione che provava dopo il fallimento del matrimonio, lasciando in eredità tutti i suoi terreni alla (ex) moglie. I familiari di lui, però, ritennero la Chindamo responsabile del suicidio, e sfruttando i loro collegamenti con la ‘Ndrangheta organizzarono l’omicidio, dando poi in pasto il corpo ai maiali.



Il pentito: “Ascone mi disse che Maria Chindamo era stata data in pasto ai maiali”

L’impianto accusatorio dietro alla morte di Maria Chindamo è chiaro: la donna, che possedeva tutti i terreni e l’impresa del marito suicida, fu ritenuta dai familiari di quest’ultimo responsabile della sua morte. In manette, sono finite due persone, Salvatore Ascone, ritenuto l’esecutore materiale e suo figlio Rocco (minorenne all’epoca dei fatti) che lo aiutò a manomettere l’impianto di videosorveglianza per coprire l’omicidio.

Le rivelazioni sulla scomparsa e la morte di Maria Chindamo sono state fatte da un pentito collaboratore di giustizia Emanuele Mancuso, figlio del boss della ‘Ndrangheta Pantaleone. Mancuso era particolarmente vicino agli Ascone, al punto di essere l’addetto ai loro sistemi di sicurezza e al controllo della presenza di eventuali cimici nella proprietà. Il pentito agli inquirenti ha raccontato che nei giorni precedenti alla scomparsa di Maria Chindamo fu incaricato di rimuovere una telecamera di sicurezza della polizia posizionata vicino alla proprietà, su una strada pubblica, dicendosi certo che Ascone era a conoscenza del fatto che il suo impianto interno il giorno della morte dell’imprenditrice era spento. “Rocco Ascone”, ha dichiarato poi il pentito, “mi disse che in 20 minuti i maiali si erano mangiati il corpo della donna e che avevano poi triturato i resti delle ossa con una fresa o con un trattore”.