Maria De Filippi, conduttrice di punta di Canale 5, presentatrice dello show campione di ascolti Amici, ha trattato il tema dell’adozione, intervistata dal Corriere della Sera, durante il podcast “Mama non mama” di Barbara Stefanelli, vicedirettrice del quotidiano di via Solferino. Maria De Filippi e Maurizio Costanzo hanno deciso di adottare il loro Gabriele nel 2004, dopo essere venuto al mondo a Roma nel 1991 e aver vissuto in orfanotrofio per ben 13 anni. “La prima volta che l’ho visto – racconta il volto noto della televisione – scendeva da una scala. Io l’aspettavo sotto: era magro magro con due occhi grandi come fanali e molto vivi”.
Maria De Filippi ricorda perfettamente quei momenti, così come l’ingresso per la prima volta nella loro abitazione: “L’arrivo a casa è stato importante. Abbiamo varcato la soglia insieme, i rumori e le abitudini di casa sono cambiate esattamente con il suo arrivo”. E così che la vita di Maria e Maurizio Costanzo si è trasformata, riempiendosi di compiti al pomeriggio, i fine settimana a giocare con le costruzioni, gli insegnamenti e l’educazione: “Ho dovuto riaprire i libri – prosegue la regina di Canale 5 – per poterlo interrogare…”.
MARIA DE FILIPPI E IL FIGLIO GABRIELE: “QUANTE POSSIBILITÀ DI CAMBIARE LE VITE…”
Secondo Maria De Filippi, però, bisognerebbe evitare di chiamare questi figli con l’aggettivo adottivo, ma semplicemente figli, come tutti gli altri: “E’ solo una specificazione inutile – sottolinea – che rischia di causare disagio, perché un bambino non ha all’inizio la capacità di capire che è stato scelto e voluto esattamente come un figlio”. La famiglia Costanzo ha sempre mantenuto massimo riserbo nei confronti del loro ragazzo, oggi 30enne, e di lui si sanno davvero poche informazioni e anche pubblicamente sono pochi gli scatti che ritraggono il trio assieme, se non quelli delle note vacanze estive sullo yacht di proprietà dei due personaggi dello spettacolo.
“Il racconto di storie come quella di Maria e Gabriele – ha aggiunto Barbara Stefanelli – è ancora una volta un tentativo di lasciar risuonare quante possibilità ci sono di cambiare le nostre vite, di costruire famiglie libere, di inventarci combinazioni e connessioni oltre il confinamento, la rinuncia, la paura”.