LA PROPOSTA DI MARIA ELENA BOSCHI SULLA PAR CONDICIO PER I GIORNALISTI TV: IN COSA CONSISTE

Serve istituire una par condicio anche per i giornalisti tv, gli opinionisti e tutti coloro che intervengono nei dibattiti politici e che non sono direttamente politici: la proposta choc arriva dalla deputata di Italia Viva Maria Elena Boschi formulata durante un recente incontro alla Camera e ribadita oggi in una lunga intervista a “Libero Quotidiano”. «Mi sembra di tutta evidenza che un giornalista o un opinionista che possa partecipare a un dibattito, o addirittura senza contraddittorio, ed esprimere le proprie opinioni nell’ambito della par condicio rischia di avere un effetto analogo a quello di un esponente politico o un parlamentare», ha rilanciato l’ex Ministra in quota Renzi che subito ha sostenuto la linea sulle “schedature” dei giornalisti tv.



Boschi è anche vicepresidente della Commissione Vigilanza Rai ed è proprio su quella tv che scatterebbe la “pazza idea” già per le prossime Elezioni Europee 2024: porre la par condicio ai giornalisti è un modo per squarciare il velo dell’ipocrisia, «È evidente che i commentatori possano influenzare l’opinione pubblica quanto gli esponenti politici. Anzi, forse di più, perché giocando sul ruolo di apparente terzietà alcuni rischiano di essere più convincenti di tanti politici». Secondo Maria Elena Boschi alcuni opinionisti tv sono divenuti ormai personaggi televisivi e sui social vantano molti followers, denuncia la deputata della prossima lista europea “Stati Uniti d’Europa” (Italia Viva con PiùEuropa e Psi): «Da tempo trasmissioni tv invitano giornalisti a sostenere differenti tesi politiche, lo sanno tutti. E allora perché non farlo in modo trasparente e regolamentato almeno in periodo di par condicio?». Il problema su chi può considerarsi “terzo imparziale” e chi no resta però insoluto e la stessa Boschi non sembra spiegarlo a puntino: «ci sono giornalisti terzi e imparziali è un conto, ma se ci sono giornalisti che sono in realtà opinionisti che più che fare domande offrono risposte, devono rientrare nelle regole della par condicio al pari dei politici. Osi sostiene che in campagna elettorale si confrontano solo i politici nei vari programmi di approfondimento oppure ci devono essere regole che garantiscano a chiunque partecipi di farlo nel rispetto delle regole sul pluralismo».



La proposta specifica di Boschi punta a scrivere nella delibera della Vigilanza Rai almeno quanto prevede già oggi lo schema dell’Agcom, ovvero che occorre considerare ai fini della par condicio «qualsiasi persona chiaramente riconducibile ai partiti o alle liste concorrenti«, oltre alle posizioni «di contenuto politico espresse da soggetti e persone non direttamente partecipanti alla competizione elettorale». Su “Libero” la deputata di Italia Viva fa qualche esempio di giornalista che andrebbe “schedato” con il suo schieramento specifico: «Non è una norma anti Travaglio», denuncia subito Boschi, ma sicuramente «il direttore del Fatto Quotidiano vi rientrerebbe ma non solo lui. Qualcuno in buona fede può pensare che Travaglio non sia politicamente schierato con il M5S? Spesso è addirittura lui a dettare la linea politica ai grillini».



LE REAZIONI ALLA PROPOSTA DI BOSCHI: DAL “BUON SENSO” ALLA PROFONDA “INCOSTITUZIONALITÀ”

«Maria Elena Boschi ha ragione a dire che ci sono giornalisti schierati. Per me Marco Travaglio è un giornalista schierato. Maurizio Belpietro è un giornalista schierato. Alcuni giornalisti hanno un contratto di collaborazione con emittenti private per essere ogni sera in televisione»: il leader di Italia Viva Matteo Renzi sposa subito la linea della sua deputata Maria Elena Boschi, in risposte alle prime critiche piovute in queste ore sulla presunta “schedatura” dei giornalisti tv. «Questo dimostra che non sono né imparziali né terzi», conclude l’ex Premier, Il giornalista non è uno che attacca i politici sulla base di pregiudizi. Marco Travaglio è un diffamatore e un pregiudicato. Condannato con sentenze civili e penali. I giornalisti schierati devono avere secondo me le stesse regole di par condicio dei politici». Con Boschi e Renzi si schiera, a sorpresa, il ministro del Turismo Daniela Santanché che dopo aver incassato la fiducia anche da Italia Viva oggi (contro la mozione presentata dal resto delle opposizioni, ndr), l’ha definita «una proposta di buon senso. I giornalisti non è che vengono giù dal pero, no? Anche voi  com’è giusto che sia avete le vostre convinzioni politiche, alcuni una fede politica, altri sono ultras. Quindi è bene, come si fa nelle democrazie, che ci sia la maggioranza e l’opposizione, mi sembra una cosa molto di buon senso” ha dichiarato il ministro».

Contro la proposta sulla par condicio allargata a giornalisti e opinionisti tv si scaglia il Centrodestra assieme, a sorpresa, al Pd e allo stesso M5s: «La proposta Boschi mi sembra molto provocatoria, è anticostituzionale», denuncia Alessandro Cattaneo, deputato di Forza Italia, a “Un Giorno da Pecora” su Rai Radio1, gli fa eco il direttore del Giornale Alessandro Sallussti, «Questa cosa limita alcuni principi costituzionali come la segretezza del voto, è una schedatura politica dei giornalisti ed è totalmente inutile». Per capogruppo dem in Vigilanza Stefano Graziano, l’emendamento di Italia Viva va subito bocciato: «la proposta Boschi è inattuabile, non si può immaginare di chiedere a un giornalista a quale parte politica appartiene e cosa ha intenzione di dire in tv». Per il sindacato della stampa, la Fnsi, l’ipotesi di Maria Elena Boschi è alquanto «surreale» anche perché i giornalisti «non hanno quote politiche». La presidente della Vigilanza Rai in quota M5s, Barbara Floridia, la proposta sulla par condicio allargata è «fortemente problematica» in quanto è molto complesso «accomunare i giornalisti ai politici e applicare la par condicio anche a loro». Per la vicepresidente della Commissione in quota FdI, Augusta Montaruli, «Condivido l’opinione di chi ritiene che non si possano fare liste di proscrizione in base alle opinioni politiche dei giornalisti, tra l’altro si tratta di una proposta incostituzionale e che denota scarsa fiducia nel lavoro della stampa». Infine, frena anche l’Agcom che ricorda come la valutazione «Abbiamo cercato di individuare norme e criteri, ma la valutazione non potrà che essere caso per caso. Non tutto si può irreggimentare in un quadro di norme», spiega il presidente dell’Autorità, Giacomo Lasorella.