Maria Elisabeth Rosanò ha un passato devastante alle spalle: a sei anni, la sua vita viene completamente distrutta dal padre, che una sera uccide la madre davanti ai suoi occhi ed a quelli dei fratelli. Da quel momento, Rosanò è riuscita a superare diversi ostacoli: dagli assistenti sociali, all’orfanotrofio, fino ad arrivare ad un nuovo equilibrio grazie alla famiglia che l’ha adottata due anni dopo. Oggi è una giovane donna di 25 anni fresca di laurea in Sociologia. L’argomento? Gli abusi in famiglia, perché, dice, vorrebbe che tutte le donne prendessero coraggio e denunciassero.



“Non è stato facile metabolizzare tutto”, ha dichiarato ai microfoni di I Fatti VostriSpero che il messaggio che ho voluto mandare sia arrivato a tanti e io mi auguro che, con la mia tesi, le donne, ancora oggi vittime di violenza, abbiano il coraggio, e non la paura, di denunciare perché è il primo passo per uscire da queste situazioni”. E quando le viene chiesto come ha fatto ad avere la forza di discuterla, Maria Elisabeth Rosanò dice: “È stato emozionante, mi sono commossa, però comunque ho avuto l’applauso e l’amore di tutte le persone”.



L’omicidio della madre di Maria Elisabeth Rosanò, gli assistenti sociali e la famiglia adottiva

Maria Elisabeth Rosanò, intervenuta nel programma di mezzogiorno I Fatti Vostri, ha raccontato la sua storia, approfondendo – con l’aiuto di Tiberio Timperi – degli aspetti poco conosciuti, come la difficoltà dell’inserimento di una bambina così piccola in un orfanotrofio e il cattivo rapporto con gli assistenti sociali, impegnati più a convincere i genitori a riportarla in istituto, che ad aiutarla ad ambientarsi in un nuovo contesto famigliare. Nei primi minuti dell’intervista, Rosanò racconta nitidamente la sera dell’omicidio: “Mio padre era un uomo molto geloso. Una sera mia madre decise di prendere me e mio fratello e di portarci col treno in una destinazione che io non sapevo quale fosse. Però non siamo riusciti ad arrivare perché papà se n’è accorse subito, chiamò mia madre e disse «Se non torni ti uccido».” Tornati a casa, il padre era lì ad attenderli: quella sera stessa, la madre verrà uccisa davanti agli occhi di Maria e dei suoi fratelli.



Da lì, l’arrivo degli assistenti sociali e l’inserimento nella casa famiglia: “Sono stati due anni che non auguro a nessuno, perché ero sola sia in ambito sociale, relazionale, sia per le cure”, ha raccontato Maria Elisabeth Rosanò, che ha continuato “Se ero malata, non mi curavano. Ero allo sbaraglio, andavo a vendere le uova a un villaggio vicino per potermi comprare qualcosina. Camminavo sempre scalza perché non avevo indumenti adatti”. Poi la comparsa di una coppia che riesce a strapparla ad un destino ostile: “Io per farmi piacere, perché non sapevo come fare, ho mostrato loro la mia pagella, ovviamente misera perché non ero brava a scuola. Da lì, la casa famiglia mi disse che mi avrebbero adottato loro”.

La tesi di laurea di Maria Elisabeth Rosanò dedicata alla mamma

Anche se quei terribili attimi rimarranno per sempre impressi nella memoria di Maria Elisabeth Rosanò, la ragazza, grazie alla terapia ed ai genitori adottivi, ha saputo come tirare fuori il meglio da una situazione tragica. Negli ultimi anni, ha frequentato Sociologia e si è laureata portando come tesi gli abusi in famiglia. Ad intervenire in studio anche i genitori adottivi, che hanno raccontato dei loro primi incontri: “Quando l’abbiamo conosciuta, era un animaletto. Un animaletto che saliva sugli specchi e non aveva regole”.

La laurea arriva alla fine di una storia triste, come tutti i lieto fine del mondo. In studio, davanti ai genitori, la donna ha dichiarato di aver voluto fare in modo che la sua tesi diventasse un simbolo, un aiuto concreto per tutte le donne che ancora non hanno avuto la forza ed il coraggio di denunciare e di fuggire da uomini violenti.