Maria Falcone è la sorella di Giovanni Falcone, il magistrato ucciso dalla mafia in un terribile agguato del 1992: la strage di Capaci. Sono trascorsi quasi 30 anni da quell’ignobile attentato in cui persero la vita Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e gli agenti di scorta Antonio Montinaro, Vito Schifani e Rocco Dicillo. La sorella del giudice, in occasione dell’anniversario della morte del fratello, ha dichiarato: “quando è morto Giovanni, io l’ho pianto non soltanto come fratello, ma l’ho pianto come cittadina italiana. Cittadina italiana che aveva vissuto accanto a lui i momenti fondamentali della sua lotta”.
La donna è convinta di una cosa: “per vincere la mafia bisognava cambiare la società”, mentre Vincenzo, il nipote di Giovanni Falcone, ha condiviso un ricordo davvero bellissimo dello zio: “se andare al cinema significava annullare alcune file, preferiva rinunciarci per non rovinare la visione del film a nessuno”. Un ricordo che conferma ancora una volta l’animo e il grande rispetto provato dal magistrato.
Maria Falcone: “non è più il tempo di mezze verità: è un insulto a Giovanni Falcone”
Lo scorso anno Maria Falcone, la sorella di Giovanni Falcone però è tornata a parlare in occasione del rilascio del boss Giovanni Brusca, fedelissimo di Totò Reina, che è tornato libero. “Umanamente è una notizia che mi addolora, ma questa è la legge, una legge che peraltro ha voluto mio fratello e quindi va rispettata” – ha detto la sorella di Giovanni Falcone che ha aggiunto – “mi auguro solo che magistratura e le forze dell’ordine vigilino con estrema attenzione in modo da scongiurare il pericolo che torni a delinquere, visto che stiamo parlando di un soggetto che ha avuto un percorso di collaborazione con la giustizia assai tortuoso. Ogni altro commento mi pare del tutto inopportuno”.
Successivamente Maria Falcone ha aggiunto: “la magistratura in più occasioni ha espresso dubbi sulla completezza delle sue rivelazioni, soprattutto quelle relative al patrimonio che, probabilmente, non è stato tutto confiscato: non è più il tempo di mezze verità e sarebbe un insulto a Giovanni, Francesca, Vito, Antonio e Rocco che un uomo che si è macchiato di crimini orribili torni libero a godere di ricchezze sporche di sangue”.