A margine dell’evento andato in scena a Palermo, Maria Falcone si è collegata audiovisivamente con “Storie Italiane”, trasmissione di Rai Uno condotta da Eleonora Daniele. La presidente dell’associazione Falcone ha detto che “mio fratello Giovanni non voleva fare l’eroe, voleva fare il magistrato e basta. Non dobbiamo però pensare al passato, bensì guardare al futuro. Questa mattina, se vi foste potuti affacciare anche voi dal palco allestito nella città siciliana, avreste visto un mare di giovani che, quando si è verificata la strage di Capaci, il 23 maggio 1992, non erano neppure nati. Eppure, loro hanno il ricordo e apprezzano quanto fatto da Giovanni Falcone per il nostro Paese”.
MARIA FALCONE: “DOPO LA STRAGE DI CAPACI, L’ITALIA HA RIALZATO LA TESTA”
Maria Falcone, sorella di Giovanni Falcone, è intervenuta in diretta nello speciale del Tg1 dedicato alla strage di Capaci e alla figura di suo fratello minore, deceduto il 23 maggio 1992 nel grave attentato mafioso che privò della vita anche sua moglie Francesca Morvillo e gli agenti della scorta. La donna, presidente dell’associazione Falcone, ha sottolineato: “Poco fa un operatore televisivo mi ha detto che non veniva a Palermo da tanti anni e oggi ha respirato un maggior senso di libertà. Sono queste le frasi che ogni giorno mi giungono dalla gente comune. Quella città in ginocchio e piangente ha rialzato la testa, l’Italia ha rialzato la testa. La società nei momenti più bui viene forse presa da una voglia di riscossa. Da determinati fatti, la storia lo insegna, nasce la rivoluzione del Paese. Le stragi del 1992 sono state un po’ come le Torri Gemelle americane, con un prima e un dopo”.
MARIA FALCONE: “IL CAMMINO È ANCORA LUNGO, MA ABBIAMO LE GAMBE PER CAMMINARE”
Maria Falcone, in conclusione, ha asserito: “Io in questi anni ho cercato, dopo il copioso pianto dei mesi successivi alla strage, di portare avanti l’idea fondamentale di Giovanni. La mafia non si vince soltanto con la repressione, che comunque deve essere sempre forte e degna di uno Stato di diritto, ma bisogna combatterla su un piano culturale. Questo è esattamente quello che abbiamo fatto. Il cammino è ancora lungo, ma noi siamo qua e abbiamo le gambe per camminare”.