Maria Falcone, sorella di Giovanni Falcone, è intervenuta nella serata di ieri a “Sottovoce”, trasmissione di Rai Uno condotta da Gigi Marzullo, in occasione del ventinovesimo anniversario della strage di Capaci, nella quale persero la vita suo fratello, la cognata Francesca Morvillo e gli agenti della scorta Antonio Montinaro, Rocco Dicillo e Vito Schifani. La donna, presidente della Fondazione Falcone, ha ricordato come quella con suo fratello sia stata una vita passata insieme, con una menzione speciale per i loro genitori, che hanno saputo educarli ai valori sociali, quelli dell’amore per la patria e per le istituzioni, che hanno connotato l’intera esistenza del compianto magistrato.
“Siamo cresciuti in un periodo di ristrettezze economiche, nel Dopoguerra – ha asserito Maria Falcone –. Ci divertivamo ad andare al cinema insieme a nostro padre e Giovanni, che a scuola eccelleva in tutte le materie e non aveva neanche un brutto voto, si entusiasmò di fronte alla figura di Zorro, che lottava per proteggere i più deboli. Quando si ritrovò a lavorare alla Procura di Palermo, si preoccupò di salvare la Sicilia dal terribile male della mafia”.
MARIA FALCONE: “GIOVANNI VOLEVA DIVENTARE INGEGNERE, POI…”
Giovanni Falcone, come rivelato a “Sottovoce” da sua sorella Maria Falcone, voleva diventare ingegnere e si era iscritto all’Accademia Navale per fare il concorso, ma soltanto i primi cinque venivano selezionati per frequentare ingegneria navale, mentre gli altri venivano destinati ad altre attività. Falcone si classificò settimo e preferì fare marcia indietro. Tornato a Palermo, si iscrisse a Giurisprudenza e dopo 6 anni era già magistrato. Eppure, nel loro stesso quartiere, in molti presero la strada sbagliata: perché? “Il quartiere in cui siamo cresciuti era particolare. Era stato importantissimo nell’Ottocento, perché vi si era sviluppata la vita della nobiltà palermitana, con palazzi antichi molto belli, ma vi era un contorno di casette: così si differenziavano i ceti sociali”. Infine, il ricordo che più lega Maria Falcone a Giovanni è rappresentato dal giorno del suo matrimonio: “Mi rivedo in una fotografia accanto a lui, quasi come se fossimo noi i due sposini”.