Maria Giulia “Fatima” Sergio è stata indiscutibilmente la prima foreign fighter (famosa) partita dall’Italia verso la Siria per arruolarsi nelle truppe islamiste terroristiche dell’Isis: era il lontano autunno 2014 quando la giovane italiana partì da Inzago (Milano) assieme al marito albanese Aldo Kobuzi per lanciarsi nella folle guerra santa del jihad, dopo aver tentato di convincere e islamizzare anche i genitori e la sorella. Ebbene oggi in Cassazione è giunta la terza e ultima sentenza, dunque definitiva, sulla condizione di foreign fighters della coppia da anni ormai senza tracce in Medio Oriente: è dunque definitiva la condanna a 9 anni per terrorismo a Maria Giulia ‘Fatima’ Sergio, respinto così il ricorso presentato dopo la condanna in Appello (con medesima sentenza, ndr) per conto della donna e del marito. Per l’uomo sono 10 gli anni di reclusione a cui è stata condannato, anche se tanto per Kobuzi quanto per “Fatima” le speranze che possano ancora essere vivi dopo la guerra in Siria a fianco dell’Isis non sono moltissime. Confermate dalla Cassazione anche le condanne per Haik Bushra, la presunta ‘indottrinatrice’ (9 anni), Donika Coku e Seriola Kobuzi (8 anni), madre e sorella di Aldo Kobuzi.



“FATIMA” CONDANNATA E SPARITA

Era divenuta famosa “Fatima” per alcune ospitate in tv quando da musulmana convertita difendeva a spada tratta la scelta di una donna italiana di aderire alla fede coranica e che non vi erano limitazioni o “violenze” che gli islamici producevano né contro donne né contro fedeli di altre religioni. Qualche anno dopo però l’indottrinamento arriva all’ennesima potenza con la fuga in Siria come soldatessa dell’Isis assieme al marito: la sorella Marianna ha spiegato come Maria Giulia “Fatima” Sergio possa essere già morta combattendo per il Califfato, mentre i due genitori – Sergio Sergio e Assunta Buonofiglio – già arrestati nella prima fase dell’inchiesta, sono entrambi morti per cause naturali. Secondo l’accusa, Fatima ha funto da “reclutatrice” per l’Isis, incitando i suoi familiari, la madre e il padre e la sorella Marianna (condannata con rito abbreviato) a partire per la Siria; «Un fanatismo convinto», quello di Maria Giulia Sergio riportato dai giudici della Cassazione, un fanatismo che l’aveva portata ad aderire all’organizzazione terroristica dell’Isis.

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