Maria Grazia Cucinotta e l’incontro con Massimo Troisi: “Mi tranquillizzò e…“
Maria Grazia Cucinotta, diva del cinema italiano, ha concesso una lunga intervista a La Repubblica in cui ha parlato della sua carriera nel mondo della recitazione. Nel corso della sua vita ha vissuto incontri fondamentali, come quello con Massimo Troisi, accanto al quale recitò nel celebre film Il postino. Fu un vero e proprio banco di prova per lei, il trampolino di lancio per la sua carriera e per farsi conoscere anche a livello internazionale. Per questo l’attrice ha ammesso di aver sofferto la pressione di quel momento.
E, in quel contesto, fondamentale fu proprio il supporto dell’attore napoletano: “Massimo mi tranquillizzò, mi fece leggere e rileggere il copione. Mi ha insegnato la semplicità: “Fai quello che fai nella vita”, voleva la verità. La mia inesperienza regalava un lato selvaggio al personaggio di Beatrice“. Ad incitarla a fare il provino fu una persona per lei carissima: “Grazie alla mia amica Nathalie (Caldonazzo) che era fidanzata con Massimo. Mi disse: vai. C’erano centinaia di ragazze per trovare Beatrice. Io venivo da una famiglia di postini veri, umile. Dopo il film ero frastornata dal successo“.
Maria Grazia Cucinotta: le molestie nel cinema e il rapporto con le critiche
Nel corso dell’intervista Maria Grazia Cucinotta ha anche parlato delle molestie nel mondo del cinema, di fronte alle quali ha sempre detto di no: “Vengo da zero. Non sono stata più forte, ma mi sono fatta rispettare, sempre. Le molestie esistono. Quando ci provavano ero terrorizzata, pensavo solo: riuscirò a uscire da questa stanza? Ogni volta che dicevo un “no” ribattevano che non ce l’avrei mai fatta, di tornare da dove ero venuta. Sono la prova che i “no” si possono e si devono dire“.
Durante la sua carriera, inoltre, ha appreso quanto il giudizio esterno spesso possa fare male: “Nell’ambiente mi hanno fatto sentire spesso sbagliata: troppo appariscente, troppo seria, troppo tutto. Prima il carattere, poi c’è l’involucro“. Ma da queste insicurezze ha appreso una lezione fondamentale: “Ho capito che non dovevo dipendere dagli altri. Faccio un lavoro basato sui giudizi e procura insicurezza: ti piaci se piaci agli altri, vivi uno squilibrio notevole. Ma la recitazione è un percorso psicologico meraviglioso“.