Fra i casi che sono stati trattati in prima persona dalla procuratrice Maria Letizia Mannella, a capo del quinto dipartimento della procura di Milano, e che oggi si racconterà presso la trasmissione Magistrati su Rai 3, anche quello della povera Giulia Tramontano. Il 27 maggio di un anno fa la giovane donna di Senago, incinta del settimo mese, venne trucidata dal suo fidanzato, Alessandro Impagnatiello, dopo che la stessa giovane aveva scoperto la relazione parallela del barman e con grande probabilità voleva lasciarlo. Impagnatiello non avrebbe mai accettato che ciò accadesse, di conseguenza ha atteso Giulia in casa e appena ha varcato la porta l’ha aggredita per poi uccidere e occultare il cadavere.
Per giorni mise in scena un depistaggio fatto di finte telefonate, finti messaggi, finte “indagini” per cercare di capire dove fosse finita la povera Giulia, prima di svuotare il sacco e confessare l’omicidio, oltre che l’occultamento di cadavere nonché un tentativo di avvelenamento iniziato mesi prima. Del caso, come detto sopra, se ne è occupato anche Maria Letizia Mannella, che tenne anche una conferenza stampa come procuratore aggiunto di Milano in sostituzione del procuratore Marcello Viola.
MARIA LETIZIA MANNELLA E IL CASO DI GIULIA TRAMONTANO: “IL SUO UOMO NON LA VOLEVA…”
“Si tratta ancora una volta di una di quelle vicende connotate in termine giornalistico come femminicidio – raccontò all’epoca il procuratore – la ragazza aveva già dovuto subire il fatto che era venuta a conoscenza di un tradimento grave, ed era incinta, e soprattutto la donna aveva subito l’estrema violenza omicidio, in quanto donna, in quanto compagna di una persona che sostanzialmente non la voleva, non la riconosceva più come compagna”.
Secondo Maria Letizia Mannella, il caso di Giulia Tramontano insegna, per l’ennesima volta, una cosa molto importante: “Che non bisogna mai andare all’incontro della spiegazione – spiegava un anno fa il magistrato – Giulia si era recata dall’ex compagna dal suo uomo, si erano chiarite, c’era stata solidarietà fra donne. E poi era andata a chiarire tutta la vicenda col nostro indagato: è un momento da non vivere mai perchè è estremamente pericoloso”. Quindi aveva aggiunto: “Di questa vicenda me ne sono occupata anche io perchè si tratta di una vicenda particolare che va inquadrata nell’ambito del codice rosso”.