Maria Luisa Gavazzeni, moglie di Nicola Trussardi e mamma di Beatrice, Francesco, Gaia e Tomaso, ha ripercorso la sua vita sulle colonne del “Corriere della Sera”. Un’esistenza fatta di numerosi saliscendi emotivi, con il dolore imperituro delle morti del marito e del figlio Francesco a renderla a tratti insostenibile. La donna, classe 1945, ha raccontato: “Era vietato cadere in depressione, cosa impossibile dopo che è mancato mio figlio, un fatto per me inspiegabile. Ho superato tutto andando in cura. Dopo la morte di mio marito, che era socio fondatore, mi hanno dato la presidenza dell’associazione Centro Dino Ferrari del Policlinico di Milano, che ho da 18 anni. Mi sono affidata al professor Elio Scarpini, un neurologo: prima di lui ho pensato al suicidio, ma mi sono trattenuta per i miei figli. In fondo non sapevo come fare, perché avrei voluto che sembrasse una morte naturale”.



Con l’analisi, lentamente, Maria Luisa Gavazzeni è riuscita ad arrivare a una guarigione. Come da lei rivelato, le sue amiche le volevano trovare uno psicanalista Lacaniano, ma l’iter per scorgere un miglioramento prevedeva 10 anni di terapia: “Mi venne da sorridere – ha affermato la vedova Trussardi –. Io non avevo tutto quel tempo: quando perdi un figlio è come se ti strappassero la pelle di dosso. Sulla tomba di mio marito e mio figlio c’è sempre un mazzo di rose rosse. Non sono credente, non sono stata aiutata dalla Fede”.



MARIA LUISA GAVAZZENI: VI RACCONTO “MIO MARITO E I MIEI FIGLI”

Nel prosieguo dell’intervista, Maria Luisa Gavazzeni ha riavvolto i nastri del tempo, tornando al suo primo incontro con il marito Nicola Trussardi. I due si conobbero a una festa e, a tal proposito, lei ha sottolineato: “Fino ad allora non mi ero mai filata nessuno, quella volta mi innamorai. Avevo 16 anni e Nicola 18. Ci siamo sposati dopo 10 anni: l’azienda di guanti di Nicola, dopo Woodstock, attraversò un momento di crisi: nessuna voleva più vestirsi da ragazza perbene. Era arrivato Fiorucci in piazza San Babila: era tutto una zeppa e un fiore. Anche mio marito ha dovuto reinventarsi e ha cominciato a far borse”. Fino all’intuizione del levriero, simbolo della casa di moda, che ha consentito di addivenire a una svolta.



Il matrimonio tra Maria Luisa Gavazzeni e Nicola Trussardi fu celebrato nella chiesa di San Tomè, una basilica preromanica, e lei indossava un abito di sartoria milanese, con un lungo velo in pizzo. A proposito dei suoi figli, Beatrice “da piccola ti incantava, con i suoi capelli biondi: aveva già un carattere puntiglioso, una tosta. Francesco voleva girare per la casa con il suo camion, lei lo ostacolava”. Tomaso “è sempre stato speciale. A pochi mesi già si affacciava dalla culla poggiando il gomito e guardandosi intorno. Quando si è messo a studiare Filosofia mi faceva una capa tanta sui massimi sistemi. Ha un talento per i motori: una volta ha corretto persino Pininfarina. E cammina come suo padre”. Infine, Gaia: “Era pazzesca, cantava, si sdraiava per terra. Erano tutti innamorati del papà”.

MARIA LUISA GAVAZZENI: “LA SEPARAZIONE TRA TOMASO E MICHELLE? UN DISPIACERE”

Ancora al “CorSera”, Maria Luisa Gavazzeni si è descritta nel ruolo di suocera, asserendo: “Credo di essere amata, oltre che una nonna benvoluta dai miei sei nipoti. Ho ottimi rapporti con Federico, il marito di Beatrice e con Adriano, il marito di Gaia. Andavo d’accordo anche con Michelle Hunziker. Già, è ancora piuttosto recente la separazione tra la showgirl elvetica e Tomaso Trussardi: “Mi è spiaciuto, non l’avevo prevista, ma non potevo escludere che accadesse. L’incontro con Michelle è stato tenero: si capiva che non aveva avuto tante cose positive dalla vita. Ho un ricordo di semplicità: prendeva il caffè e sistemava la tazzina sul lavandino. Dopo sei mesi che la conosceva Tomaso mi disse: ‘Mamma la sposo, è una brava persona’”.

Dopo il loro addio, però, Maria Luisa Gavazzeni ha ancora avuto occasione di sentire Michelle Hunziker, che aveva conosciuto suo figlio Tomaso grazie a Vittorio Feltri: “Lui per me è una persona che aderisce in modo così profondo alla tua vita e lascia un segno che comunque rimane, al di là dei percorsi diversi – ha chiarito la donna –. Si può chiamare amicizia, anche se non c’è frequentazione, ma credo che sia qualcosa di simile o forse di più. Ero amica anche di Pavarotti: in Italia era un grande tenore, ma in America era Dio. E poi Zeffirelli, Strehler, artisti come Consagra e Mitoraj, di cui abbiamo collezionato le opere. Più le persone erano geniali, più erano semplici: Albert Sabin, l’inventore dell’antipolio, era affascinato dalla moda. Rita Levi Montalcini parlava della sorella pittrice e non del suo Nobel”.