Ci si interrogherà sulla morte di Maria Luisa Ruggerone, la donna di 88 anni, ex primario di terapia intensiva e rianimazione e capo del Centro veleni dell’ospedale di Niguarda, al centro della nuova puntata di oggi di Quarto Grado. Il 14 luglio di un anno fa la donna fu trovata senza vita nella sua villetta di Sesto Calende. L’autopsia aveva stabilito che l’anziana professionista era stata colta da una “peritonite stercoracea”, seguita da una grave emorragia interna e choc settico che l’aveva portata alla morte. Diversa, tuttavia, l’opinione del figlio Maurizio Fantoni, che invece è convinto che l’anziana madre sia stata brutalmente uccisa durante una rapina nella sua casa sul lago. Intanto il 26 settembre dello scorso anno la procura aveva chiesto l’archiviazione del caso ma proprio la convinzione del figlio secondo la quale la madre non sarebbe morta per cause naturali bensì uccisa violentemente da qualcuno ha portato lo scorso 14 luglio il gip di Busto Arsizio, Luisa Bovitutti, ad accogliere la sua opposizione all’archiviazione disponendo nuovi accertamenti con la formula dell’incidente probatorio.



MARIA LUISA RUGGERONE, COME È MORTA? È GIALLO

Il caso sul giallo della morte di Maria Luisa Ruggerone si è riaperto con un secondo esame autoptico eseguito lo scorso 27 ottobre e un sopralluogo avvenuto nella villetta della donna lo scorso 19 novembre. A rammentare il giallo è anche Quotidiano.net che spiega la scena choc che il figlio si sarebbe ritrovato davanti nel luglio dello scorso anno: il corpo dell’anziana madre fu trovato seminudo, su un divano dove spuntava una grossa chiazza rossa. Con addosso solo un reggiseno, la donna presentava polsi e mani di colore bluastro e l’addome gonfio. A terra e sui tavolini ben 36 fazzolettini e brandelli di giornale impregnati di sangue che sarebbe stato ritrovato anche in soggiorno, cucina e bagno. Eppure per l’autopsia eseguita tre giorni dopo il ritrovamento choc, Maria Luisa morì per una peritonite acuta che le provocò una grave emorragia interna. A non convincere il figlio sono fin troppi particolari, dal vestito strappato finito sotto la panca alla borsetta sparita con tutto il contenuto, dal portafogli alle carte di credito, passando per le chiavi dell’appartamento di Milano e dell’auto. La recinzione risulta inoltre schiacciata in un punto come se qualcuno si fosse introdotto nel giardino. Tutti questi segni avrebbero portato il figlio a credere alla tesi di una rapina finita male. “La lesività descritta nel corso degli accertamenti fin qui effettuati non si accorda con una morte da causa naturali”, scrive nella sua relazione il medico legale alla quale il figlio e i suoi legali hanno affidato una consulenza.

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