“INIZIÒ TUTTO CON L’ANNESSIONE DELLA CRIMEA”: PARLA MARIA RESSA

«L’annessione russa della Crimea nel 2014: è stato allora che abbiamo cominciato ad assistere alla frammentazione della realtà e al suo impatto geopolitico»: così la Premio Nobel per la Pace 2021, la giornalista filippina Maria Ressa, intervistata dal “Corriere della Sera” per valutare il legame profondo tra dittatura, autocrazia e controllo sui media.



Mentre prosegue lo scontro a distanza tra Russia e Occidente sulle differenti “versioni” in merito alla guerra iniziata da Putin in Ucraina, il tema dell’informazione libera e della qualità delle notizie è tutt’altro che in secondo piano in questo tremendo conflitto iniziato lo scorso 24 febbraio. Secondo la giornalista vincitrice del Nobel per la Pace proprio per la sua capacità di contrastare il regime (Ressa ha fondato il sito “Rapper”, indipendente, finito nel mirino del Presidente Duterte per i temi di droga e abusi di potere), già nel 2014 in Crimea «a causa della disinformazione si potevano vedere due realtà diverse. Hanno iniziato a circolare slogan sulla “denazificazione” e “gli ebrei di Odessa. La stessa narrativa usata poi per invadere l’Ucraina».



RESSA (NOBEL PACE 2021): “IL LEGAME TRA RUSSIA, FILIPPINE E UCRAINA”

Le fake news, secondo Maria Ressa, non svaniscono mai da sole: «Le Filippine sono un caso esemplare di come questa disinformazione sta cambiando la storia: chiunque vinca le presidenziali determinerà non soltanto il nostro futuro ma il nostro passato. Marcos junior è qui 36 anni dopo dalla cacciata della sua famiglia che ha sottratto allo stato 10 milioni dollari e ora molti credono che, con lui al potere, gran parte di questo tesoro tornerà indietro».

L’indice puntato dalla giornalista vincitrice del Nobel è diretto contro i social, spesso veri e propri “strumenti” per il potere: «I social media sono un sistema di modifica del comportamento. Quando ti infetti con il virus della menzogna, non sai più a cosa credere. Si vede una realtà alternativa». La disinformazione, in conclusione, resta uno dei nodi fondamentali che rischiano di deformare il futuro delle democrazie e dei Paesi in generale: ancora nella sua intervista al “CorSera”, Maria Ressa sottolinea come l’effetto dei social in molte aree del mondo «sta uccidendo la democrazia. I leader populisti usano i social come arma per spargere menzogne e distruggere gli avversari e una volta eletti erodono la democrazia dall’interno». E l’inizio viene datato dalla Premio Nobel 2021 proprio con l’invasione di Putin in Crimea: «è iniziato il domino: con le “operazioni di informazione” russe, la tattica ha funzionato; nel maggio 2016 si insedia Duterte, un mese dopo la Brexit e l’ascesa di Trump. Nel 2017 la vittoria degli indipendentisti in Catalogna. Nel 2019 l’ascesa di Bolsonaro in Brasile. Questa è una dinamica globale. I social media hanno permesso alla propaganda di prosperare e a certi leader di creare la propria realtà e di sottrarsi ai dibattiti e alle domande dei giornalisti».