Maria Rita Parsi, psicologa e psicoterapeuta, a “Diario del Giorno” su Rete 4 ha commentato l’audio di Giulia Cecchettin, nel quale raccontava alle amiche di quanto Filippo la perseguitasse, minacciando di uccidersi qualora non fosse tornata con lei: “Le parole di Giulia sono le parole di una persona che ha paura di aprire un confronto diretto per non far del male, per non dire esattamente come stanno le cose. E questo capita spesso quando non si riesce a chiarire la propria situazione e a staccarsi perché si teme di far male all’altro. Non si sopporta l’idea di far soffrire l’altro, di metterlo nella condizione di sentirsi solo. Che poi è una forma di esaltazione del potere: tu hai il potere di farmi star bene, se tu ci sei mi sento soddisfatto… Fa leva in qualcosa” secondo l’esperta.



La personalità di Filippo Turetta che emerge dall’audio di Giulia è quella di “una persona dipendente, possessiva, di controllo. Si tratta di qualcosa da cominciare a curare perché quando poi diventa qualcosa di ossessivo e persecutorio, diventa altro”. Nell’audio, la ragazza afferma che l’assassino le diceva “senza te non vivo”. La psicologa spiega: “Si dice spesso in una relazione ma se poi a questo segue una gelosia morbosa, non è solo l’affermazione di un dolore che si prova quando si perde un amore. Al di là delle parole ci sono i comportamenti. Quella è una tipologia di comportamento che mira al controllo e alla persecuzione“.



Maria Rita Parsi: “Filippo pagherà con l’inconscio”

Secondo la psicologa Maria Rita Parsi, “quando qualcuno ha un dubbio e non trova dall’altra parte una competenza effettiva per capirlo (ex. le amiche di Giulia), dovrebbe rivolgersi a qualcuno che possa avere una competenza. Bisogna rivolgersi a chi non solo abbia la competenza ma a chi possa indirizzare per proteggere realmente. La seconda cosa è la mania del controllo. Il gioco del controllo non è solo del maschile, non nasce solo dall’educazione patriarcale. Ci sono situazioni di madri, padri, che ipercontrollano. I genitori sono la prima agenzia di educazione”.



Spesso, secondo la psicoterapeuta, si sente persino il bisogno di controllare: “Il controllo garantisce che non perderò la mia vita, ma addirittura che la faccia perdere a te. L’angoscia di morte che porto dentro, va a finire su un’altra persona. Ossia ti do la morte perché sento la morte. Quando Filippo dice ‘Volevo togliermi la vita ma non sono riuscito a farlo’, è emblematico. Soltanto il tempo potrà dire a lui stesso chi è. L’inconscio non perdona. È prevista una pena specifica ma l’inconscio continuerà a perseguitarlo. Ci sarà un lunghissimo disagio. Sono convinta che non solo pagherà, ma pagherà a lungo dentro di sé. Giulia era indifesa”.