Si torna a parlare del caso di Maria Sestina Arcuri, la 26enne originaria della provincia di Cosenza sfortunata protagonista del giallo di Ronciglione. Pochi giorni fa avrebbe dovuto tenersi la prima udienza del processo che vede come imputato per omicidio il pugile 30enne Andrea Landolfi, fidanzato della vittima. avendo quest’ultimo nominato da poco un nuovo difensore, il giudice della corte d’assise del Tribunale di Viterbo ha concesso al legale un rinvio per studiare i fascicoli dell’inchiesta. La trasmissione Quarto Grado, nel frattempo, si è recata nell’abitazione in cui il giallo si è consumato: la casa della nonna di Andrea, Mirella Iezzi, a sua volta indagata per omissione di soccorso, false dichiarazioni davanti al pm e abbandono di persona incapace. Quella sera, secondo la ricostruzione dell’accusa, dopo essere stata anche lei aggredita dal nipote, la donna sarebbe andata via di casa senza dare l’allarme. La signora Iezzi, unica testimone di quanto accaduto la notte tra il 3 e il 4 febbraio scorso insieme al figlioletto di Landolfi di 5 anni, ha sempre detto che il nipote e Maria Sestina sono precipitati insieme dalle scale. La 26enne sarebbe poi risalita in camera da letto. Ricoverata a Belcolle la mattina successiva, Maria Sestina, gravemente ferita alla testa e giunta in ospedale priva di conoscenza, è morta il 6 febbraio nonostante un intervento chirurgico.



MARIA SESTINA ARCURI, LA VERSIONE DELLA NONNA DI ANDREA LANDOLFI

Intervistata da Quarto Grado, Mirella Iezzi ha difeso strenuamente la sua posizione e quella del nipote accusato di omicidio. La nonna dell’imputato ha negato che tra i due fidanzati sia andata in scena al ritorno a casa una lite furibonda per la gelosia della parrucchiera 26enne, come sostenuto dall’accusa: “Stavano parlando, non litigando. Io sentivo che lei gli diceva: ‘Io sono gelosa’“. La testimone oculare ha detto che dalla base delle scale da cui è precipitata la povera Sestina ha potuto notare come la ragazza avesse afferrato il nipote dalla felpa per abbracciarlo: la caduta, insomma, sarebbe stato il frutto di una tragica casualità. Certo non convince il fatto che alle 3 e mezza di notte la donna abbia lasciato l’abitazione per andare in ospedale: “Io il giorno prima ero caduta da una scala di ferro. Non mi sono sentita bene e sono andata al pronto soccorso, ho 9 stent!“. L’indagata smentisce anche che a farle del male sia stato il nipote: “Lui quando ha visto che io stavo portando una pezza d’acqua fredda per Sestina, forse preso dall’ansia, dalla paura, mi ha detto: ‘Nonna, di Sestina mi occupo io’. E mi ha spostata, ma io mi ero fatta male il giorno prima“. Mirella Iezzi, dunque, respinge le accuse di chi sostiene che stia coprendo il nipote: “Mi hanno detto che devo fare 30 anni di carcere come mio nipote. Ma io sono una nonna, una mamma, ho cresciuto 3 figlie e anche questo nipote, l’ho cresciuto da sola con mio marito, se avesse fatto qualcosa lo avrei detto ai carabinieri, stanno qua sotto“.



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