Marialuisa Jacobelli, giornalista che è stata a lungo vittima di stalking, ha commentato ai microfoni del Corriere della Sera la condanna di due anni e quattro mesi inflitta con rito abbreviato all’ex Francesco Angelini: “Mi sento sollevata, come se finalmente si fosse chiuso un cerchio dolorosissimo. Sono stata fortunata. Devo dire grazie ai miei avvocati, Federico Cecconi e Massimiliano Mariani, alla magistratura, al capo della squadra mobile di Milano, Marco Calì, un uomo meraviglioso e di grande umanità”.



La sentenza è arrivata a distanza di sei mesi dalla denuncia. “È stato un percorso lento per me. Ormai soffrivo di attacchi di panico, ero seguita da uno psicologo che vedo tuttora, avevo paura di uscire di casa e paura di trovarmelo dentro casa all’improvviso, come se potesse succedere qualcosa di irrimediabile. Ho dovuto traslocare. Mi è rimasto l’istinto di guardarmi a destra e a sinistra per strada”. La sua vita, dall’inizio alla fine dell’incubo, è cambiata profondamente. “Non ho ancora recuperato la fiducia nel genere maschile. Non vorrei essere fraintesa: ho amici, fratelli, conosco tanti uomini che sono bravi e consapevoli, a partire da mio padre (Xavier Jacobelli, direttore di Tuttosport, ndr). Però non penso di essere ancora pronta per una relazione, questa esperienza mi ha segnata molto”, ha ammesso.



Marialuisa Jacobelli: “Stalking mi ha segnata”. Il commento alla condanna

Le botte, le persecuzioni e le ingiurie (Francesco Angelini la accusò persino di averla tradita con il calciatore Kylian Mbappé) sono ormai soltanto un ricordo per Marialuisa Jacobelli, che è riuscita anche a fare giustizia ad un’altra donna che era stata vittima di stalking da parte dello stesso uomo prima di lei. “Mi piacerebbe conoscerla e un giorno lo farò. Sapere che si era già comportato allo stesso modo mi ha fatto capite tante cose”, ha affermato. L’imprenditore, da parte sua, dovrà sottoporsi ad un percorso di recupero. “Un aiuto psichiatrico che spero gli faccia capire la gravità di quello che ha fatto”.



A coloro che si ritrovano a vivere il suo stesso incubo, invece, la giornalista chiede di denunciare subito o quantomeno di confidarsi con qualcuno che possa sostenerle. “A mia madre avevo detto qualcosa, ma non tutto, perché non volevo che si preoccupasse: lui poi ha cominciato a mandare centinaia di messaggi anche a lei, per convincerla a farci tornare insieme. Con mio padre ne ho parlato tardi, e mi pento, perché in questi casi bisogna subito cercare degli alleati, tra i parenti, gli amici, le forze dell’ordine, gli avvocati. È che noi donne pensiamo sempre di risolvere le cose da sole”, ha concluso.