Marianna, una delle baby prostitute dei Parioli (lo scandalo scoppiò nel 2013, ndr) è intervenuta in qualità di ospite ai microfoni di “Oggi è un altro giorno”, trasmissione di Rai Uno condotta da Serena Bortone. Tutto ebbe inizio il 28 ottobre 2013, con i carabinieri dei nuclei investigativi che arrestarono 5 persone ritenute responsabili del giro di prostituzione. In manette finì anche la mamma di Marianna, che trattenne per sé una parte dei soldi guadagnati dalla figlia. Attraverso un’accurata serie di monitoraggio, i carabinieri scoprirono che Marianna e la sua amica, entrambe minorenni, si prostituivano tutti i pomeriggi dopo la scuola.



Le due entrarono in un vortice di vestiti di lusso, locali alla moda, droga: furono 60 le persone iscritte al registro degli indagati per sfruttamento della prostituzione minorile, ma successivamente salirono a 500 i potenziali clienti e si arrivò alla Cassazione con condanne definitive. Fu di 6 anni e 4 mesi quella per la madre di Marianna. Le ragazze vennero assegnate a una casa-famiglia.



MARIANNA, BABY PROSTITUTA DEI PARIOLI: “NON AVEVO PAURA…”

Marianna ha aggiunto che “ho imparato che è molto importante condividere le esperienze, cercare di capire attraverso l’altro cosa c’è dietro una persona, dietro una storia, senza fermarsi soltanto al superficiale. Quel mattino non avevo ricollegato lo sfruttamento della prostituzione minorile a mia mamma, poi mi fecero vestire e mentre mi stavo lavando chiesi a un carabiniere donna di uscire e lei rispose: ‘Mo’ si vergogna…'”.

E, ancora: “Prima di iniziare a prostituirmi a 14 anni ero una ragazzina serena e avevo la certezza in qualche modo di potercela fare sempre da sola, in quanto mia mamma e la mia famiglia hanno sempre avuto molta fiducia in me. Io e i miei amici cercavamo un lavoretto estivo per andare in vacanza, poi una mia amica trovò un annuncio che prometteva tanti soldi in poco tempo. Ovviamente era una cosa scandalosa, che faceva anche un po’ paura. Lei iniziò e vedendo che lei non sembrava preoccupata o impaurita, cominciai a vederla come una cosa normale. Eravamo due bambine che non sapevano minimamente per superficialità il guaio nel quale si erano andate a cacciare. Di quegli uomini non avevo ansia e paura. I soldi? Li spendevo subito come potevo. Non vedevo l’ora che finisse l’atto per arrivare all’obiettivo economico che mi ero prefissata”.