Marilyn Manson è stato accusato di violenza fisica e sessuale da parte della sua ex, l’attrice Evan Rachel Wood, che ha testimoniato al Congresso nel 2018 circa la propria esperienza traumatica per sostenere un disegno di legge teso a tutelare le vittime di aggressioni sessuali, senza tuttavia mai fare espressamente menzione del nome del suo presunto abusatore, anche se è stata immediata l’associazione con il cantante, dal momento che per lungo tempo i due sono stati protagonisti di una relazione sentimentale che definire tumultuosa parrebbe quasi un eufemismo, cominciata quando la giovane aveva appena 18 anni e l’uomo 37.
In “Phoenix Rising – Parte prima: Don’t Fall”, documentario realizzato dalla regista Amy Berg, la Wood ha sottolineato apertamente di non potere fare il nome di Marilyn Manson, in quanto temeva ritorsioni nei suoi confronti, ma anche verso suo figlio e la sua famiglia. Questi comportamenti avrebbero potuto anche essere messi in atto dai fan della rockstar, in quanto non tollerano bene le critiche nei confronti del loro beniamino musicale.
MARILYN MANSON, EVA RACHEL WOOD: “ERA CRUDELE”
Nel medesimo documentario, Eva Rachel Wood ha criticato Marilyn Manson, definendolo violento, non solo dal punto di vista sessuale, ma anche fisico e psicologico, e crudele, in quanto l’avrebbe drogata e violentata ripetutamente mentre registravano il videoclip della canzone intitolata “Heart-Shaped Glasses”.
Ampio risalto alla vicenda legata alla rockstar è stato dato dai colleghi del quotidiano “Leggo”, i quali sottolineano che “è piuttosto difficile pensare come la reputazione già distrutta di Manson si possa riprendere. Non importa quanto neghi che una qualsiasi delle accuse sia vera. Woods allude al fatto che molte altre donne, come l’attore Esme Bianco, hanno affermato di aver subito abusi simili da parte sua e forse alcune di loro ne parleranno davanti alla telecamera nella seconda parte di Rising Phoenix”. Insomma, il caso Manson potrebbe soltanto essere ai suoi esordi.