Piovono nuove accuse su Marilyn Manson. Come riporta TMZ, alla lista si aggiunge un’altra ex fidanzata del cantante che ha intentato una causa contro di lui affermando che l’avrebbe stuprata e minacciato di ucciderla. Ma non solo, la donna, che ha iniziato la sua frequentazione con Manson nel 2011, ha raccontato anche che le avrebbe fatto vedere un video in cui l’accusato lega una giovane fan ad una sedia costringendola a bere un bicchiere di urina e minacciandola con una pistola.



In merito a questo filmato, ha parlato una fonte vicina a Marilyn Manson, il quale ha dichiarato che si tratta di ”un cortometraggio sceneggiato” girato da Joseph Cultice (regista, fotografo  e collaboratore frequente del cantante), e che la ragazza che compare nelle immagini è un’attrice apparsa anche nel video di ”Long Hard Road Out Of Hell”. Per quanto riguarda le altre accuse, però, ha rifiutato di commentare.



Le accuse su Marilyn Manson

Il cantante è attualmente indagato dal dipartimento dello sceriffo della contea di Los Angeles per accuse che lo riguardano e che si basano su incidenti di violenza domestica accaduti tra il 2009 e il 2011. Adesso è stato, inoltre, emesso un mandato per il suo arresto nel New Hampshire per due reati minori di aggressione che derivano da un incidente avvenuto durante il suo concerto del 18 agosto 2019 al Bank of New Hampshire Pavilion.

Ma il caso Marilyn Manson conta ancora diverse accuse di aggressione e abusi: all’inizio di maggio è stato citato in giudizio da una ex assistente per violenza sessuale, percosse e molestie; ad aprile l’attrice Esmé Bianco ha denunciato il cantante per violenza sessuale e percosse, sostenendo di essere stata violentata, inseguita con un’ascia e ferita con un coltello; a febbraio, invece, è l’attrice Evan Rachel Wood ad andare contro Manson indicandolo come suo presunto abusatore. Quest’ultima, tempo prima, aveva già rilasciato delle dichiarazioni ai legislatori che cercavano di estendere la prescrizione per i crimini che coinvolgono la violenza domestica, ma si era rifiutata di identificare il suo aggressore.