Marina Berlusconi a tutto tondo nella lunga intervista rilasciata ai microfoni del Corriere della Sera. La presidente del gruppo Mondadori Editore, commentando le soddisfazioni professioali, s’è detta fiduciosa e ottimista sul futuro dell’Italia, che sta vivendo un momento di grazia. Italia più lanciata con il padre Silvio al Colle? «Mio padre non ha mai avanzato la sua candidatura, e quindi stiamo ai dati di fatto. Poi, se chiedete a una figlia, cosa pensate che risponda?».



Soffermandosi sulla ripresa economica del settore dei libri, Marina Berlusconi ha elogiato la saggia politica di incentivi del governo, anche se il ruolo determinante è stato interpretato da editori e librai. Il clima è ottimo, dunque: «Mi hanno colpito le code al Salone di Torino, il fatto che il libro sia protagonista anche sui social… Ma i motivi di ottimismo, se mi guardo attorno, non riguardano certo solo la lettura».



MARINA BERLUSCONI TRA DRAGHI E PAPA’ SILVIO

Dopo la tragedia del Covid, l’Italia sembra un Paese più responsabile secondo Marina Berlusconi, più maturo. E va dato merito al premier Mario Draghi, bravo a restituire il giusto peso a valori come serietà, autorevolezza ed europeismo secondo l’imprenditrice: «Con lui ci siamo liberati di molti apprendisti stregoni e siamo tornati all’etica della competenza. Draghi ha avuto un ruolo fondamentale nella creazione del clima nuovo che mi pare di avvertire, e che va al di là del suo stesso lavoro. Guardi per esempio la giustizia». Marina Berlusconi è poi tornata a parlare dell’ipotesi Quirinale per il padre Silvio, sottolineando senza mezzi termini: «Io so soltanto che è bastata l’ipotesi, l’ipotesi, di una sua candidatura perché, come il riflesso condizionato del cane di Pavlov, le truppe giustizialiste ricominciassero a spargere gas tossici». A suo avviso, inoltre, molti italiani si stanno rendendo conto che le presunte inchieste siano nate solo per schizzare fango: «Mi vien da dire che, mentre in altri Paesi l’ottusa chiusura ideologica della cancel cultureabbatte le statue di Cristoforo Colombo e autori grandissimi vengono censurati – perché censura è la parola giusta – in base a giudizi moralistici del tutto estranei alla loro arte, noi italiani forse, e sottolineo dieci volte forse, proviamo a superare vecchi preconcetti e a valutare con spirito più aperto».

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