Marina Comandini, come ha vissuto la sua storia d’amore col grande Andrea Pazienza?

ll cast del programma tv “Le ragazze” è pronto a ripartire, sabato 13 aprile, con una nuova stagione tutta al femminile, condotta da Francesca Fialdini, che questa volta però include anche un uomo, con lo scopo di aprire confronti costruttivi relativi alla tematica della parità di genere. L’obiettivo principale della trasmissione, è quello di raccontare le storie di donne di diverse generazioni che hanno avuto un impatto sulla storia del paese e tra le protagoniste vi è anche Marina Comandini.



Marina Comandini, nata nel 1963 era la moglie del grande fumettista Andrea Pazienza, i due oltre al matrimonio e all’amore, avevano condiviso insieme anche le gioie e le difficoltà del lavoro, erano partner in tutto e oggi lei, dopo la tragica morte del marito, avvenuta nel 1988, è la testimonianza vivente del loro grande lavoro artistico. Essersi innamorata di un celebre artista non fu facile per Marina, lei stessa a Repubblica aveva raccontato: “Lui era un dandy e si comportava come un attore. Era alto un metro e ottantasette ed era bello, quindi partiva privilegiato. Con il suo modo di fare, era un po’ come se dicesse ‘voi non potete essere come me, che sono una rockstar’. Molte persone ce l’avevano con lui, e chi è vicino a un personaggio pubblico, spesso non viene visto di buon occhio. In molti hanno anche pensato che io abbia lucrato sull’arte di Andrea. Ma avevo solo venticinque anni, e la gestione di un’eredità sentimentale, umana e culturale di quel tipo non era uno scherzo”.



Marina Comandini: l’arte e la tragica morte del marito Andrea Pazienza

Nonostante le difficoltà, Marina Comandini era follemente innamorata di Andrea Pazienza, lei proprio come il marito, condivideva amore e talento per l’arte, lui era il noto fumettista di “Zanardi e Pentothal”, lei invece era una pittrice, amava i murales ma in seguito divenne anche fumettista e scrittrice.

Quello tra Marina e Andrea fu un amore all’insegna dell’arte e dell’avventura, nella loro storia non c’era mai un momento di noia, a Repubblica lei aveva raccontato: “Al mattino lui si alzava, andava a preparare il caffè e poi veniva in camera e cominciava a dire ca**ate. Era un modo per provare su di me le sue battute. Se ridevo le usava, se mi nascondevo sotto le coperte no. La sera si metteva a disegnare. Era velocissimo. E si arrabbiava quando gli auguravo buon lavoro perché se si ricordava che era un lavoro, gli prendeva male”. Quando il marito morì improvvisamente nella sua abitazione a Montepulciano, Marina Comandini riferì alla stampa che la notte precedente lo aveva trovato morto dopo 20 minuti che si era chiuso in bagno, in seguito, sulla sua morte ha rivelato: “Abbiamo sempre voluto evitare il rischio di fare di Andrea un caso di cronaca, per questo la faccenda dell’eroina è sempre stata tenuta in secondo piano”. Dopo la morte del marito, a Marina, oltre ai ricordi, è rimasto anche “Pompeo”, un libro a cui i due tenevano molto e che Andrea ha dedicato proprio a lei.