Marina Conte e Valerio Vannini si sono battuti a lungo per dare giustizia al loro unico figlio, Marco Vannini, morto il 18 maggio 2015 a Ladispoli dopo essere stato ferito con un colpo di pistola a casa della fidanzata, Martina Ciontoli. Un omicidio il cui esecutore materiale, secondo quanto ricostruito a processo, sarebbe stato il suocero Antonio Ciontoli, condannato insieme alla famiglia per il delitto del 20enne con sentenza definitiva in Cassazione nel 2021.



Per la morte di Marco Vannini, ad Antonio Ciontoli è stata inflitta una pena a 14 anni di carcere perché ritenuto responsabile di omicidio volontario con dolo eventuale. 9 anni e 4 mesi di reclusione a carico della moglie, Maria Pezzillo, e dei due figli Martina e Federico Ciontoli. “Giustizia è fatta”, hanno commentato il padre e la madre di Marco Vannini, Marina Conte e Valerio Vannini, dopo il verdetto, all’esito di una battaglia giudiziaria andata avanti per 6 lunghi anni. A lungo i Ciontoli avrebbero mentito sulla realtà dei fatti che, ricostruita in sede di giudizio, li avrebbe condotti in prigione. Marina Conte e Valerio Vannini non si sono mai arresi e hanno portato avanti un percorso durissimo per capire com’è stato ucciso il figlio, morto a 20 anni nel fiore di un’esistenza pronta a spiccare il volo.



Chi sono i genitori di Marco Vannini, Marina Conte e Valerio Vannini

Il nome, il volto e la storia di Marina Conte e Valerio Vannini sono diventati familiari all’opinione pubblica per la tragica vicenda che ha travolto la loro famiglia nel maggio 2015. Il loro unico figlio, Marco Vannini, è stato ucciso a casa della famiglia Ciontoli, a Ladispoli, colpito con una pistola detenuta dal padre dell’allora fidanzata Martina Ciontoli.

Un omicidio in cui si sarebbero innestate menzogne, silenzi e omissioni da parte dell’intera famiglia fino alle condanne definitive inflitte ai suoceri di Marco Vannini, Antonio Ciontoli e Maria Pezzillo, e ai due figli della coppia. La stessa fidanzata del 20enne ucciso, appunto, e il fratello di lei Federico Ciontoli. Tutti nella casa al momento dello sparo che ha messo fine alla vita di Marco Vannini. Marina Conte e Valerio Vannini hanno cresciuto il loro figlio a Cerveteri, amatissimo e pronto a inseguire il suo sogno di diventare un carabiniere. Marco Vannini è nato l’8 aprile 1995 dal loro matrimonio, un’unione solida che li ha visti affrontare, mano nella mano, anche il più difficile dei percorsi: il cammino verso la verità sulla morte del loro ragazzo.



Marina Conte, l’urlo di dolore per Marco Vannini: “Lo hanno ammazzato come un cane”

Per anni Marina Conte e Valerio Vannini si sono battuti affinché i responsabili della morte di Marco Vannini fossero assicurati alla giustizia. In tv come sulla carta stampata, le loro parole di genitori straziati dal dolore hanno invaso le cronache portando a galla il ritratto di una famiglia unita e determinata ad arrivare alla verità. Drammatico lo sfogo di Marina Conte e Valerio Vannini, ai microfoni de Le Iene, dopo le reiterate bugie di Antonio Ciontoli e le versioni contrastanti di tutti gli imputati a processo: “Lo hanno ammazzato come un cane”. “Sono stanca di queste ca***te – ha dichiarato la madre del ragazzo dopo la sentenza di appello con cui gli fu ridotta la pena –. L’hanno spogliato di dignità, l’hanno spogliato di tutto in quella casa, quella sera…”.

Dopo la condanna definitiva al carcere a carico dei Ciontoli, emessa nel 2021, i genitori di Marco, Marina Conte e Valerio Vannini, hanno portato i fiori promessi al figlio sulla sua tomba, a Cerveteri. Un omaggio atteso per lungo tempo prima di avere quella giustizia che tanto avevano invocato per il loro figlio. Con la sentenza di Cassazione, le porte del carcere si sono aperte per tutti i componenti della famiglia: Antonio Ciontoli condannato a 14 anni di reclusione, la moglie e i figli a 9 anni e 4 mesi. In un libro intitolato Mio figlio Marco, Marina Conte, con la narrazione del giornalista Mauro Valentini, ha raccontato la tragica storia che ha cambiato per sempre la loro vita.