Marina Conte, la mamma di Marco Vannini, in una intervista a La Stampa, è tornata a parlare della morte del figlio, avvenuta la notte del 18 maggio 2015 nella casa della fidanzata Martina Ciontoli. La Procura ha ricostruito che è stato colpito da un proiettile partito per errore, ma che si sarebbe potuto salvare se i presenti avessero chiamato prontamente i soccorsi. È per questo motivo che Antonio Ciontoli è stato condannato per omicidio con dolo eventuale a 14 anni di reclusione. 



“Io, ancora oggi, non sono sicura di quello che è successo in quella casa. La Cassazione però per fortuna ha annullato l’enorme sconto di pena che c’era stato in Appello”, ha affermato la mamma della vittima. “Per questo ho sempre parlato, sforzandomi di vincere il vuoto lasciato da mio figlio. Io e mio marito avevamo la morte nel cuore, come peraltro l’abbiamo ancora dopo quasi 9 anni, ma non potevamo stare zitti”.



Marina Conte, mamma di Marco Vannini: il ricordo vivo del figlio

Marina Conte, la mamma di Marco Vannini, non ha alzato la voce solo nelle aule giudiziarie, ma anche in televisione, sui giornali e infine nel suo libro dal titolo Mio figlio Marco, i cui proventi sono stati donati ai Comuni di Cerveteri e Ladispoli per iniziative socioculturali destinate ai giovani. “Io sono sempre stata in prima linea a difendere la memoria di mio figlio. Dove trovavo la forza? Dalla necessità. Dall’esigenza che fosse punito chi aveva commesso una simile atrocità”.

E precisa: “Ognuno reagisce a modo suo a un dramma contro natura com’è appunto la perdita di un figlio, ma io non potevo certo tacere affinché si facesse luce su quello che era accaduto, sul ritardo assurdo con cui quella notte furono chiamati i soccorsi. Ritardo che è stato fatale per il mio Marco”. È così che finalmente ha avuto giustizia.